Alto Calore, l’assemblea non decide. Ciarcia e Biancardi chiamano in causa Governo e Regione

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Marco Imbimbo – «Chiedo all’Assemblea di rinviare la discussione, in modo da analizzare meglio le soluzioni e capire anche le intenzioni di Governo e Regione». A dirimere la discussione sul futuro dell’Alto Calore ci ha pensato il presidente della Provincia, Domenico Biancardi, avanzando la sua proposta di rinvio di ogni decisione. Soluzione che trova il consenso dei soci presenti.

Nulla di fatto, dunque, oggi a Corso Europa, dove i sindaci erano chiamati a votare sulla ricapitalizzazione dell’azienda, ma anche le modifiche statutarie per consentire nuovi ingressi tra i soci. Soluzioni, queste, che già da prima dell’assemblea risultavano impraticabili, soprattutto quella legata alla ricapitalizzazione che avrebbe chiamato i Comuni soci ad investire capitali propri in base alle quote detenute. E poi c’è la modifica statutaria e l’ingresso di nuovi soci che, nelle ultime settimane, ha scatenato molte polemiche tra chi l’ha letta come un’operazione per portare Alto Calore in mani private. Non a caso, tra dentro e fuori la sede dell’azienda è andata in scena una protesta guidata da associazioni, sindacati e partiti di sinistra proprio contro l’ipotesi della privatizzazione.

Ad aprire i lavori dell’assemblea ci ha pensato il numero uno di casa, Michelangelo Ciarcia, ripercorrendo quanto accaduto in questi mesi dal suo insediamento. «Conoscevo già le difficoltà dell’azienda. Col passare del tempo, però, le mie preoccupazioni sono aumentate», ammette Ciarcia, ricordando anche i colloqui avuti in questi mesi con ogni sindaco socio dell’azienda. «Ho chiesto a tutti responsabilità, mi sono attrezzato per spiegare l’importanza delle decisioni perse tra dicembre 2017 e luglio 2018, con il riconoscimento dello stato di crisi, mai affrontato in precedenza. Poi arriva sempre il momento in cui i nodi vengono al pettine».

Ciarcia ha anche ricordato come, le soluzioni arrivate sul tavolo, sono frutto dei vari incontri che ha tenuto in questi mesi, ma ha anche sottolineato che «alla base non c’è nessuna volontà di portare Alto Calore in mano ai privato. Questa non costituisce la mia idea nè sono portatore di idee altrui. Ai sindaci ho sempre detto che bisogna ricapitalizzare altrimenti si rischia il fallimento».

Inoltre per evitare il fallimento, Ciarcia propone anche una modifica allo statuto dell’azienda che «oggi prevede la partecipazione solo di soci pubblici come i Comuni e la Provincia. Se vogliamo mantenere questo stato di cose, allora bisogna portare avanti il risanamento. Ma i Comuni non hanno questa disponibilità economica. Se non votiamo l’aumento di capitale non risolviamo niente».

Al momento, dunque, le idee in campo sono modifica dello statuto e ricapitalizzazione, anche se su quest’ultimo punto Ciarcia aggiunge: «Se si vuole mantenere l’azienda pubblica, all’intervento economico dei Comuni si può sostituire quello della cassa Depositi e Prestiti, a noi servono 50 milioni in tre anni per salvare l’azienda. Ho ricevuto anche una proposta alternativa: invece di approvare l’aumento di capitale e e le modifiche dello statuto, portiamo i libri in tribunale e chiediamo un concordato in continuità».

Intanto le difficoltà dell’azienda sono tante, come sottolinea Ciarcia, tra banche che hanno tolto gli affidamenti e i vari pignoramenti sui conti «Stiamo provando a recuperare le morosità, ma veniamo accusati di trattare male gli utenti. Dobbiamo mandare per forza mandare le diffide altrimenti il debito va in prescrizione. Se poi ci sono famiglie in difficoltà, ci portino l’Isee e siamo pronti a rivedere i debiti. Ma dati alla mano abbiamo una morosità del 20% su un fatturato di 40 milioni, insomma perdiamo ogni anno 8 milioni di euro. Questo deficit, accumulato negli anni, ha portato ai famosi 120 milioni di euro. Con il recupero messo in campo, siamo scesi in pochi mesi dal 20 al 16% di morosità».

A ciò si aggiungono gli aumenti delle tariffe «che ci hanno fatto incrementare il fatturato di 1 milione di euro», e i primi pensionamenti su un totale di 100 in tre anni: «A dicembre sono andati in pensione i primi 21 dipendenti che ci garantiranno un risparmio di 1,3 milioni di euro all’anno».

Una situazione molto delicata, dunque, dove a farne le spese rischiano anche i Comuni, oltre all’Alto Calore, in quanto soci dell’azione, ma c’è anche l’ente Provincia che, insieme al Comune di Avelino, detiene il pacchetto di quote maggiore. «Vorremmo che la Regione venisse qua a prospettarci un discorso d’aiuto», spiega il presidente della Provincia, Domenico Biancardi prima di puntare il dito contro il Governo centrale: «C’è stato un incontro al Mise sull’Alto Calore, ma la Provincia non è stata invitata a partecipare. La proposta che viene da Roma, però, non è accettabile. Il governo dovrebbe dire che vuole investire per tutelare l’acqua pubblica».

Da qui un appello sia alla Regione che al Governo di «acquistare una parte delle quote dell’azienda», spiega Biancardi. La proposta di coinvolgere Stato e Palazzo Santa Lucia nella gestione dell’Alto Calore, facendo quindi entrare nuovi capitali per salvare l’azienda e mantenerla pubblica, porta Biancardi a chiedere un rinvio dell’assemblea, sia per valutare con calma questa ipotesi che per «consentirmi di convocare un consiglio provinciale e discutere di questo argomento».

Nel frattempo, però, il messaggio che deve arrivare all’esterno è duplice: «L’Alto Calore è nostra e nessuno ce la deve toccare – spiega Biancardi – ma dobbiamo anche trasmettere serenità ai creditori sulle nostre capacità di gestione dell’azienda. Oggi viviamo di ciò che incassiamo. Con l’ordinario paghiamo i dipendenti. La debitoria viene da un lontano passa, ma non sento parlare nessun politico appartenente a quel passato. Oggi però dobbiamo chiudere con questa pagina e guardare al futuro».

La proposta di rinvio di ogni decisione viene accolta dall’assemblea, quindi se ne riparlerà dopo l’Epifania. Ma prima servirà un incontro formale con Governo e Regione per capire le loro intenzioni sull’Alto Calore. «Dobbiamo verificare se vogliono investire nell’azienda per salvarla – spiega Biancardi. Se dobbiamo far morire Alto Calore allora anche Governo e Regione si devono prendere le loro responsabilità».

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