di Emiliana Bolino – E’ impossibile spiegare il “caso Altavilla”. Spesso si giustifica l’abbandono del proprio neonato chiamando in causa problemi socio-familiari, depressione post partum, il non sentirsi mamma, l’essere stata oggetto di violenze sessuali. Sono, però, solo motivazioni che lasciano il tempo che trovano: ancora oggi molte donne, infatti, ignorano la possibilità che la Legge italiana offre loro di partorire in completo anonimato e di poter decidere di non riconoscere il nascituro. Una facoltà che, purtroppo, sulla scorta dei drammi che la cronaca ci restituisce cade nel dimenticatoio. Sul “caso Altavilla” non viene espresso nessun giudizio anche perché non siamo noi le protagoniste di un dramma che ti segna a vita. Possiamo limitarci a raccontare quanto è stato raccolto dagli inquirenti. Ieri mattina Francesca L. 41enne di Altavilla chiama la cognata perché spaventata dall’abbondante ciclo mestruale. Resasi conto della gravità della cosa, insieme al marito accompagna Francesca dal medico per una visita ginecologica: il dottore, però, si insospettisce. Nessun ciclo abbandonate ma una emorragia in corso e, avvisati i familiari, invitano Francesca a recarsi in ospedale. Dopo trenta minuti circa, erano le 12, la 41enne, accompagnata dal fratello e dalla cognata, varcano l’ingresso dell’ospedale “Capone” di Avellino. Viene visitata d’urgenza dal primario del nosocomio di Via Ferriera: il professore conferma l’emorragia in atto come conseguenza di un parto. Insomma, Francesca aveva messo alla luce da poche ore un bimbo. Ha sempre negato. Ha insistito che si trattava del ciclo. Intanto è scattato l’allarme: in Via Ferriera si sono portati Polizia e Carabinieri. Il Maggiore Francesco Merone ha immediatamente notiziato la Stazione della Benemerita di Altavilla per “vederci chiaro”: i militari si sono portati presso l’abitazione che la 41enne condivide con l’anziana madre, al civico 18 di Contrada S. Trifone. A seguito di perquisizioni, sono stati attirati dai vagiti che provenivano dalla camera da letto e dopo poco la scoperta: un bimbo appena nato ricoperto da coperte di lana nascosto all’interno di un cassettone. Immediatamente si sono portati i volontari del 118 che dopo averlo rianimato lo hanno trasportato a sirene spiegate e scortato da pattuglie di Polizia e di Carabinieri al “Capone” di Avellino. Il nascituro è stato ricoverato nell’unità di Terapia Intensiva: i medici stanno facendo di tutto per strapparlo alla morte ma il suo quadro clinico è disperato. Intanto, Francesca è stata tratta in arresto con l’accusa di tentato omicidio. Si trova piantonata al “Capone” ed è stata ascoltata nel primo pomeriggio dagli inquirenti: la 41enne, nubile, è già madre di un bimbo di quindici mesi la cui paternità si ignora, lavora come badante ad Avellino presso un medico dentista. Ascoltata per tutto il pomeriggio anche la madre che ha dichiarato al Maggiore Merone di non essersi resa conto, nel corso dei nove mesi di gravidanza, che la figlia fosse in stato interessante. Stessa affermazione fatta dal fratello e dalla cognata. Ieri mattina, quando la notizia è trapelata, si sono fatte molte ipotesi sulla psiche della 41enne: non ci sarebbe alcun certificato che dimostri l’incapacità di Francesca. Ma l’attività investigativa è ancora in corso. Non si escludono nelle prossime ore nuovi colpi di scena.
Redazione Irpinia
Testata giornalistica registrata al tribunale di Avellino con il n. 422 del 21.5.2014
- Redazione – Via Dell’Industria snc – Pietradefusi (AV)
- 082573384
- redazione@irpinianews.it