All’on. D’Agostino non conviene affatto candidarsi

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Pasquale Manganiello –  L’on. Angelo Antonio D’Agostino ha dimostrato nella scorsa legislatura una coerenza politica di grande spessore. In un quinquennio caratterizzato da oltre 500 “voltagabbana”, politici passati dal partito in cui originariamente erano stati eletti a un altro gruppo, il deputato di Montefalcione ha affrontato questa legislatura schizofrenica con la barra dritta: ha visto evaporare il suo partito, Scelta Civica, ma è stato dentro fino all’ultimo; ha sostenuto il Governo di Centrosinistra sia con Letta, sia con Renzi, sia con Gentiloni, senza mai battere ciglio e non prendendo mai in considerazione opzioni diverse di opportunità politica che pure, molto probabilmente, gli sono state proposte; ha iniziato un percorso di adesione al Pd nel proprio territorio. La sua incontestabile linea politica è sotto gli occhi di tutti.

La sua candidatura nel Collegio Uninominale di Avellino era (è) nell’ordine delle cose ma, al momento, sono due i fattori che ne impedirebbero la formalizzazione, uno legato all’altro. Il primo è la legittima richiesta da parte della segreteria regionale del Partito Democratico di garantire almeno due collegi su 3 a candidati del Pd. La seconda è che un altro (nuovo) alleato illustre, Giuseppe De Mita, sembra in pole position per la candidatura nel collegio Irpinia-Sannio.

Va da sè la questione prettamente politica, e cioè che Giuseppe De Mita ha votato convintamente contro ogni proposta di legge firmata Pd e che il “collegio per gli alleati” andrebbe affidato di diritto a D’Agostino il quale, come spiegato, nella maggioranza di centrosinistra ci è stato per davvero e con tutti i crismi. Ma la realtà è che per l’on. D’Agostino questa candidatura si potrebbe trasformare in un boomerang nel suo percorso politico. Ed andiamo a vedere perchè.

I numeri ci dicono che il Partito Democratico è in picchiata nei sondaggi e, se lo stesso Renzi ha dichiarato che “il 25% sarebbe un buon risultato”, l’aria che tira non lascia presagire magnificenza il 4 Marzo. Nel Collegio Avellino D’Agostino avrebbe, quindi, soltanto il sostegno di un Partito Democratico pieno di mal di pancia e malcontenti inevitabili, se la linea regionale dovesse essere sconfessata, e del bacino di voti demitiano senza l’Alta Irpinia (qualcosa di estremamente diverso in termini percentuali confrontando, ad esempio,  i dati del 2013). Insomma D’Agostino dovrebbe contare solo sulle proprie forze e, nel contesto che si sta andando a delineare, di sicuro non basterebbe. I cinquestelle volano nei sondaggi già alla vigilia delle Parlamentarie, senza conoscere i candidati dell’Uninominale e senza che Di Maio abbia ancora rivelato il pacchetto di Ministri che ha in mente; la coalizione di centrodestra sta risalendo con Forza Italia data addirittura al 17% mentre Liberi e Uguali punterà a rosicchiare voti nell’elettorato di sinistra che ha preso a cuore, in negativo, la svolta centrista di Renzi. Una sfida che per D’Agostino partirebbe in salita e potrebbe scontrarsi contro il muro della non rielezione, non potendo contare sulla copertura utile nel listino.

D’altra parte il deputato irpino di “Insieme” potrebbe imitare alcuni colleghi celebri che hanno preferito passare la mano ed aspettare momenti più proficui. Potrebbe, D’Agostino, continuare nel suo “inserimento” a Via Tagliamento, conquistare i numeri utili con alleanze programmatiche per vincere il congresso provinciale (prima o poi pur dovrà concretizzarsi) e “gestire” il Pd irpino fino alle prossime elezioni regionali nel 2020. Tutto questo a meno che la prossima legislatura, come prevedono in molti, non abbia vita breve e si torni a votare con le rimembranze di un probabile flop del centrosinistra avellinese.

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