La Meningite uccide in Campania, 30 casi nel 2016

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Ancora una vittima di meningite da meningococco in Toscana: un bimbo di 22 mesi, che non era vaccinato, è morto all’Ospedale Meyer di Firenze. Un caso che si aggiunge a quello di un 18enne di Agerola, in provincia di Napoli, deceduto dopo essere arrivato in gravi condizioni all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, e a quello di una 34enne peruviana, ricoverata in rianimazione all’ospedale S.Martino di Genova.

Il 18enne morto nel Napoletano era arrivato mercoledì sera in gravi condizioni all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia (Napoli). La diagnosi, ha comunicato l’Asl Napoli 3 Sud, è stata confermata dagli esami effettuati dal nosocomio stabiese in collaborazione con l’ospedale Cotugno di Napoli che hanno accertato la positività per ‘neisseria meningitidis’. Si tratta, in sostanza di meningococco. Nella nota, la Asl precisa che è stato “immediato il sospetto da parte dei sanitari di uno stato di grave sepsi per cui è stato predisposto il trasferimento presso l’ospedale regionale campano di riferimento per le malattie infettive “Cotugno”. Prima del trasferimento le condizioni cliniche si sono rapidamente aggravate, richiedendo l’assistenza rianimatoria. Purtroppo, nonostante tutti i tentativi effettuati, il paziente è deceduto. Durante il ricovero, in pronto soccorso sono stati svolti accertamenti per la conferma del sospetto clinico di sepsi infettiva ed eventuale meningite”. Diagnosi di meningococco anche per una 34enne peruviana residente a Chiavari che, ricoverata in rianimazione dell’Ospedale San Martino di Genova, è in condizioni critiche. I famigliari e chi la frequentava sono stati sottoposti a profilassi antibiotica.

Sono trenta i casi di meningite (quasi tutti di origine batterica e da meningococco) trattati in pronto soccorso e curati presso la rianimazione infettivologica del Cotugno nel corso del 2016. Di questi nessuno è stato mortale.

Almeno due i casi invece, trasferiti da altre strutture e già in condizioni disperate, che non ce l’hanno fatta ma si tratta di situazioni ormai compromesse sul piano clinico che non offrivano molte speranze.

«Un successo clinico – avverte Forentino Fragranza, infettivo logo dirigente medico della struttura collinare in forze alla rianimazione – da attribuire ad un particolare protocollo che abbiamo nesso in atto e che si avvale di una tempestiva diagnosi correttamente inquadrata dal punto di vista microbiologico».

“Serve una vaccinazione in gregge, per bloccare un batterio diventato più forte e spietato, ma soprattutto più resistente alle cure” – dicono i medici.