Realizzata in occasione del trentennale dal terremoto del 1980, verrà riproposta la mostra in oggetto il 25 novembre dalle ore 11.00 alle ore 12.30 e dalle ore 17.00 alle ore 19.00 nella Cappella del Monte dei Morti-SS Rifugio di Maria (adiacente alla Chiesa di Santo Stefano) di Forino. Dopo decenni, a seguito di un complesso restauro per via dei tanti piccoli imprevisti che lo hanno rallentato, viene restituita alla comunità forinese la piccola cappella adiacente la Scuola Elementare di Via Marconi e la Chiesa di Santo Stefano. Questo fabbricato, architettonicamente annesso alla chiesa, è stato sede della Congrega del Monte dei Morti, detta anche di Santa Maria del Rifugio. Le sue linee esterne e i suoi interni sono riconducibili come epoca al rifacimento della Chiesa di Santo Stefano operato nel XVIII secolo. Non si hanno molte notizie del fabbricato, quindi, ma sull’attività della congrega si. Venne eretta nel 1629, per rimanere abbandonata dopo la peste del 1656, forse per il gran numero di morti, “…per la lagrimevole perdita della numerosa gente cagionata in quel tempo dal contagio onde spopolato ne rimase il paese si vide un tanto bene posto in dimenticanza e dismesso…”.
Nel 1734 venne rinnovata, quando “…taluni cittadini devoti si unirono tra loro e si affaticarono a rinnovare quella Congregazione che avevano già i loro Maggiori istituita ed a buono costumi frequentata…”. Nel Notamento dei Pii Luoghi Laicali voluto da Ferdinando IV nel 1783 essa viene indicata come “congregazione distinta con due titoli cioè uno del SS.mo Sagramento e l’altro del Monte dei Morti”. Denominazione questa comune a molti documenti dell’epoca. Molte le dotazioni della Congrega, che la rendevano une delle più ricche nel panorama forinese. Questo dato di fatto è fornito anche dall’avere a disposizione una cappella come sede, alla pari della Congrega del SS Rosario, forse ancor più ricca. Con questa possiede anche una cappella funeraria nel cimitero. La dizione attribuitagli di Santa Maria del Rifugio si ritrova in un documento relativamente più recente, risalente alla seconda metà del XIX secolo, ma le motivazioni di ciò sono sconosciute, anche se la solennizzazione dell’attività congregale veniva effettuata l’8 di settembre, festività di Maria Vergine, così come deliberato contemporaneamente alla sua rifondazione nel 1734. La congregazione esercita tuttora il suo ministero, seppur limitato alla partecipazione alle processioni patronali e del 14 di marzo. Ora, finalmente, grazie alla partecipazione di numerosi volontari coordinati dal parroco Padre Gianluca Zanni, la cappella è stata riaperta al culto dagli inizi di novembre 2012, dove viene officiata nelle ore serali la messa dei giorni feriali. Il pubblico avrà occasione di visitarla, oltre che nei momenti di apertura, anche domenica 25 novembre 2012, in concomitanza della mostra fotografica commemorativa del 23 novembre 1980 organizzata dalla nostra associazione.
A trentadue anni di distanza dal tragico evento che ha segnato il confine temporale tra due epoche differenti, con questa iniziativa l’Associazione “Saluti da Forino.it” intende portare la società civile forinese a riflettere non sulle occasioni perdute e sulle eterne retoriche riguardanti la ricostruzione, ma su quelli che sono stati i cambiamenti sociali e come abbiano influito nella trasformazione delle abitudini e delle tradizioni, nella vita di tutti i giorni. E’ una premessa necessaria. Vogliamo parlare per immagini di cosa è accaduto a Forino e ai suoi abitanti. Il tributo che Forino ha pagato a questa indimenticata catastrofe in termini di vite umane è stato sì doloroso, ma limitato. Tanto, invece, ha perso della sua identità il paese, arresosi a un certo disordine urbano. Il 1980 è diventato una sorta di anno zero, una sottile linea rossa che spacca in due il tempo, separando un prima da un dopo. Oramai conosciamo fin troppo bene l’apocalisse che si scatenò la sera di quel lontano 23 novembre. Un violentissimo terremoto tra il nono e il decimo grado della scala Mercalli. Interi paesi, dai nomi fino ad allora quasi sconosciuti, vennero rasi al suolo. Era già notte alle 19,35, ma all’alba del giorno dopo, ai soccorritori si presentò in tutta la sua gravità le immani proporzioni della catastrofe. Forino da allora, è profondamente cambiata. In quell’anno zero, dopo un iniziale momento di sbandamento, si fermò per qualche tempo l’emigrazione; il paese, profondamente ferito, ritrovò i suoi figli lontani, conobbe di riflesso anche un certo benessere, figlio della ricostruzione. Un anno dopo il terremoto in un inserto de “Il Mattino” venne ospitato un disegno di Renato Guttuso, dal titolo “I fuochi della speranza”. In essi erano ritratti una donna avvolta in uno scialle, un contadino con la coppola e lo sguardo fiero e una giovane sposa. I simboli reggono una fiaccola le cui fiamme lambiscono i resti del loro paese distrutto. Cosa ne è stato di quei fuochi? Una delle risposte, crediamo si possa trovare nel fatto che, a trent’anni di distanza è ripreso il viaggio di molti nostri compaesani verso l’altrove, in cerca di un lavoro, di sicurezza per la loro vita.
La mostra è organizzata dall’Associazione Culturale storico ambientale di promozione territoriale “Saluti da Forino.it”, che ne ha curato il coordinamento, il progetto grafico, i testi, le ricerche e l’allestimento. Le fotografie della rassegna provengono per la maggior parte dagli archivi del geom. Domenico Liguori e di Paolo D’Amato, presidente dell’associazione, oltre che dalla pubblicazione “Forino, domenica 23 novembre 1980” dell’avv. Gennaro Vespucci. Sono stati realizzati 24 pannelli dove si ritrovano tre soggetti fotografici, il “c’era, c’è stato, c’è” motivo conduttore evidenziato dal titolo della manifestazione. La descrizione visiva che testimonia i cambiamenti a cui è stato sottoposto il paesaggio urbano, è accompagnata da impressioni, notizie storiche e testimonianze, raccolte dai componenti dell’associazione tra coloro che hanno ritenuto opportuno condividere i propri ricordi.