Riunire il mondo sanitario e politico intorno a un progetto, promosso dalla Regione Campania, finalizzato alla creazione di una Rete Multidisciplinare di specialisti per la preservazione della fertilità di giovani pazienti che rischiano, a causa di patologie e/o di terapie dannose per la funzione delle gonadi, di vedere compromessa la propria capacità riproduttiva.
Questo l’obiettivo del convegno “Conservazione della fertilità nei pazienti oncologici” organizzato dall’Unità Operativa di Fisiopatologia e riproduzione della coppia dell’Azienda Ospedaliera “San Giuseppe Moscati” di Avellino.
Lunedì 15 febbraio, nell’aula magna della Città Ospedaliera (Contrada Amoretta, primo piano, settore B), a partire dalle ore 10.30, un prestigioso parterre di specialisti provenienti da tutta Italia si ritroverà per discutere del nuovo modello di rete territoriale che vede la Regione Campania in una posizione di vantaggio organizzativo rispetto alle altre realtà nazionali. L’apertura dei lavori del convegno sono affidati al direttore generale dell’Azienda “Moscati”, Giuseppe Rosato, al Commissario Straordinario dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II” di Napoli, Vincenzo Viggiani, a Tonino Pedicini e Stefano Maria Mezzopera di Federsanità Anci.
A entrare nel merito del progetto relativo alla Rete Interregionale per la preservazione della fertilità saranno il Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il Presidente del Consiglio regionale Rosa D’Amelio, il presidente della Commissione Sanità Raffaele Topo e i dirigenti regionali Mario Vasco e Marina Rinaldi. La discussione vedrà, tra gli altri, anche gli interventi di Serena Battilomo del Ministero della Salute, di Paola D’Aloja e Giulia Scaravelli del Registro Nazionale Pma dell’Istituto Superiore di Sanità e di Fiorenza Bariani del Centro Nazionale Trapianti dell’Istituto Superiore di Sanità.
«L’incontro – sottolinea Cristofaro De Stefano, responsabile dell’Unità operativa di Fisiopatologia e riproduzione della coppia dell’Azienda “Moscati” – rappresenta un’opportunità per dimostrare come, pure in un contesto territoriale così difficile, la capacità di “fare sistema” sia possibile e possa tradursi in un modello organizzativo estensibile anche ad altre Regioni. Sono convito che la presenza di differenti profili clinici e la collaborazione con Istituzioni di rilievo, oltre a non tradire il carattere multidisciplinare della problematica, si tradurrà in sostanziali ricadute ed in un sensibile miglioramento della qualità dell’assistenza a livello regionale».