MERCOGLIANO- “Questo libro ci insegna l’ amore verso il prossimo, sposta l’ attenzione dall ‘ individuo alla comunità e ci lancia un messaggio fondamentale, basta egoismo”. Sono le parole con cui padre Riccardo Guariglia ha voluto chiudere il suo intervento, questa sera, partecipando alla presentazione della fiaba di Natale “Ribellarsi alla notte”, scritta dal vicedirettore di Avvenire Mimmo Muolo. Vaticanista conosciuto e stimato per i suoi reportage su campo: ha seguito i pontificati di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, partecipando a oltre un centinaio di viaggi dei tre pontefici in Italia e all’estero. Al Loreto, alla presentazione del libro, insieme allo stesso autore e all’Abate di Montevergine, erano presenti la giornalista Annarita De Feo e Antonietta Gnerre, che si sono confrontate con l’autore. L’abate Guariglia ha messo in evidenza come lo “ha colpito quel filo rosso, che poi è un desiderio di tutti noi prelati, di unire la fede della Chiesa alla vita del singolo uomo attraverso la cultura. La fede illumina il quotidiano e la reale esistenza umana, non quella ideale o sognata e la cultura diventa strumento indispensabile ai giorni d’oggi. Questa bellissima fiaba di Natale che apre le riflessioni sul mondo contemporaneo, molto distratto dai bisogni fugaci e materiali ,ha per protagonisti un ragazzino sveglio, una statuina di Gesù Bambino rubata dal presepe in un quartiere popolare di Roma, il parroco che non si dà pace sul furto visto che . Il romanzo parla di una umanità alla ricerca di senso, sballottata tra l’incredulità e l’incapacità di sognare ma per buona fortuna c’è il piccolo Antonio al quale nulla sfugge e così offre lezioni di vita a tutti, riuscendo a trovare il bandolo di una matassa ingarbugliata. C’è anche un lieto fine, non scontato nel libro intitolato Ribellarsi alla notte poiché il responsabile del furto, che rimarrà coperto fino alla fine, a sua volta ha alle spalle una vicenda tribolatissima e strappalacrime. Il Natale sembra una lunga e tortuosa strada, di caduta e rinascita, con il pretesto apparentemente banale della scomparsa della statuetta di Gesù Bambino in una chiesa di Roma”. E ha anche evidenziato come: “Quell’evento, apparentemente senza significati profondi, segna nuovi passaggi d’occidente soprattutto nelle anime dei protagonisti: un commissario, un povero, umiliato poliziotto, un parroco troppo preso dal suo lavoro istituzionale, un bambino malato, una banda di estremisti, la sorella del parroco che indica, assieme al bambino, la vera strada da percorrere, quella dell’amore concreto verso chi soffre. Le strade di Roma sono anche quelle di un villaggio di poche anime, di una metropoli tentacolare, di un posto di mare: le soluzioni ideologiche o istituzionali rivelano vuoti umani che sono le vere basi di tanti fallimenti politici o individuali, perché il tangibile, carnale, irripetibile essere qui e ora sparisce nel progetto sedicente risolutore o in una pratica sacerdotale fatta solo di doveri formali e atti d’ufficio e non di cura materiale verso il malato o chi è in crisi profonda. Merito di questo racconto è di aver narrato un dopo Natale trasformandolo in un evento per tutte le stagioni. La sparizione del Bambino ha un suo significato , un suo perché: aiuta i protagonisti a scoprire la sofferenza di altri bambini, di senza tetto, destinati a morire per strada su marciapiedi maleodoranti, di estremisti che tentano di dimenticare la propria umanità”. Per l’Abate: “La notte dell’anima può essere affrontata mentre ci sei dentro, questo è uno dei sensi di una storia in cui il buio si affaccia senza clemenza sugli orizzonti umani: lo fa sotto forme diverse e paradossali, come i convincimenti ideologici che saziano apparentemente le inquietanti domande che ci poniamo, o la falsa coscienza che stiamo facendo il nostro dovere seguendo le regole una per una, ignorando il lato umano che fa capolino fuori dalla chiesa parrocchiale, dall’altre parte del vetro di un ufficio, tra i banchi di una classe, in una casa umida e fredda dove i bambini si ammalano anche per il gelo notturno. La meraviglia è una delle medicine che questa storia non (solo) di Natale ci consiglia, e ce lo insegna un ragazzino che sta soffrendo eppure rivela agli adulti la chiave per aprire porte che danno sul senso, e non sul nulla. E per affrontare “quel dolore inspiegabile, inaccettabile, senza senso”, con l’umiltà dei poveri e degli ultimi”.
Al Loreto presentata la fiaba di Natale di Muolo, l’abate Guariglia: questo libro dice basta all’egoismo
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