Giovedì 13 aprile, alle ore 21, Sergio Castellitto arriva per la prima volta al Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino con “Zorro. Un eremita sul marciapiede”, un monologo sulla condizione umana e sulle convenzioni sociali, tratto da un testo di Margaret Mazzantini sulla condizione umana e sulla tensione che ci tiene legati e sugli obblighi sociali da rispettare
“No. Zorro non pretende. Zorro non tende la mano. Zorro ha i pugni chiusi. Zorro ha fatto una scelta”. Zorro è un uomo normale, un uomo come tanti, finché una disgrazia, anche questa, in qualche modo normale, non imputabile a lui, fa sì che gli si rompa qualcosa dentro. Ciò che si spezza è la tensione che ci tiene legati al mondo degli obblighi sociali, delle convenienze, delle forme. L’uomo scioglie tutti i legami. Aveva una moglie e la lascia, anche se lei se ne stava già andando per conto suo; aveva un lavoro e lo molla; aveva una casa e l’abbandona. Diventa un barbone.
Da clochard, da quel marciapiede, Castellitto guarda scorrere la vita dei “normali”, di quelli che lui chiama “Cormorani”. La guarda e la commenta, ma senza astio, senza nessuna acrimonia. Anzi, forse vi partecipa ancora, anche se a sprazzi, per attimi, con quell’ironia, quel distacco, quell’infinita nostalgia che è propria degli uomini che hanno fatto una scelta estrema soltanto per cercare di essere più autentici, più veri.
Un monologo intenso e vibrante sulla vita di un vagabondo che, ripercorrendo la storia della sua esistenza, riflette sulle scelte che lo hanno portato per strada e sul significato stesso di vita.
Il protagonista è un uomo ai margini della società capace di vedere la realtà osservando la vita delle persone “normali” e di restituire attraverso una sorta di “filosofare” allegro e indefesso il “sale della vita”, la complessità e l’imprevedibilità dell’esistenza.