Un incubo per una, un vero e proprio “inferno” per l’altra. Due ragazze costrette a subire di tutto dalla mamma, complice il padre, “testimoni” gli altri fratelli. Sarebbe accaduto, stando alle dichiarazioni di due sorelle, ad Aiello del Sabato da ben sei anni a questa parte. Dichiarazioni che hanno trovato riscontri sia fotografici sia con il blitz effettuato dai carabinieri di Salza Irpina lo scorso 23 aprile nell’abitazione della famiglia.
Il coraggio di porre fine a tutta questa brutta storia lo ha trovato la sorella più piccola. E’ stata lei, sabato scorso, a recarsi presso i carabinieri di Avellino. Dal comando sono stati subito allertati i militari di Salza che, una volta giunti sul posto, hanno trovato la povera ragazza seduta a terra tra due letti legata con delle catene di ferro alle caviglie. La 21enne era bloccata tra le reti con dei lucchetti. E’ stata lei a dire a carabinieri che a legarla era stata la madre perché era l’unico modo di tenerla sotto controllo. Le forze dell’ordine l’hanno liberata e fatta visitare dalla guardia medica.
Dal referto medico è emerso che la ragazza aveva “ematomi ad entrambe le caviglie, escoriazioni ai piedi, arti inferiori edematosi, escoriazioni con ematomi ai polsi, cicatrice al torace superiore destro, multiple cicatrici alla schiena”. Inoltre, all’atto della visita, si è notato che la 21enne aveva “difficoltà nella deambulazione e dolore diffuso agli arti inferiori e condizioni igieniche scadute”.
La malcapitata, dunque, è stata trasportata presso l’ospedale “Moscati” di Avellino. La più piccola, colei che ha denunciato, era lei stessa vittima della mamma. Fin dall’età dei 16 anni, la mamma si rivolgeva a lei con espressioni del tipo “puttana, schiava, serva” e la percuoteva a mani nude, tirandole anche i capelli. Le impediva, inoltre, di frequentare la scuola, di uscire anche per trovare un lavoro e la obbligava a badare ai fratelli minori ed a svolgere tutte le faccende domestiche.
Ai carabinieri, ha aggiunto che la sorella veniva percossa anche con la scopa oltre che a mani nude. La malcapitata era presa di mira soltanto perché portava il nome della madre del padre con la quale non correva buon sangue.
Proprio per non subire più tutte queste angherie, la 21enne, nel 2018, scappò di casa. La scomparsa fu denunciata presso i carabinieri di Aiello che ritrovarono la ragazza il giorno dopo. Dopo qualche giorno, la madre cominciò a legarla al letto della camera matrimoniale dei genitori. Quando il padre si accorse della cosa, urlò contro la moglie ma quest’ultima fu irremovibile: se non era di suo di gradimento, poteva tranquillamenta andar via di casa. Le stesse cose furono dette anche agli altri figli (in tutto otto, cinque maschi e tre femmine).
Dal 2018, non c’era giorno che la poveretta non fosse legata ad un letto. Anche nel giorno del suo compleanno accadeva la stessa cosa. La malcapitata era legata inizialmente al letto matrimoniale. Oggi mattina, la mamma usciva di casa alle 10 circa, per recarsi dalla nonna, dove restava fino alle 15 circa.
La 21enne restava in camera da letto dei genitori, legata alle caviglie tramite la catena, da sola, al buio, con la porta chiusa a chiave. Era costretta anche a digiunare. Mangiava solo una volta al giorno, la sera, quando tornava la madre. Per i bisogni, si serviva di un secchio e, per l’igiene personale, le era vietato anche di lavarsi.
Una situazione davvero allucinante, confermata ai carabinieri dalla stessa vittima (a corredo della denuncia, anche delle foto). “Mia madre – ha raccontato – mi ha picchiato da sempre con calci, pugni, colpendomi anche con ogni tipo di oggetto. All’età di sei anni, mentre mi stava picchiando, mi madre mi ruppe addirittura un braccio”. Ed ancora: “Non potevo mangiare con i miei fratelli, potevo mangiare una sola volta al giorno. Ho trascorso gli ultimi tre anni della mia vita come una bestia. Credevo che la mia vita fosse finita, ho provato anche ad uccidermi”.
Un vero e proprio incubo, insomma. Anche per la 21enne, il 25 aprile è stata una “liberazione”, grazie al coraggio della sorella. Ora, per entrambe, ci vorrà un po’ di tempo per rifarsi una vita. Ma un primo passo è stato fatto.