Aiello “scivola” sui pastori di Capocastello: “tagliano la testa dei nemici col motosega”

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MERCOGLIANO- “Adesso quando pensiamo ai pastori non sono quelli di Capocastello, che tagliano la testa ai nemici con la motosega, insomma perché quando parliamo dei pastori abbiamo anche una letteratura dei pastori”.

Le parole del vescovo Arturo Aiello durante la sua omelia per l’ordinazione diaconale avvenuta venerdì scorso nella Cattedrale di Avellino di Roberto Cancilleri e Vincenzo Del Franco hanno scatenato una vera e propria “rivolta” social di fedeli e cittadini della frazione di Mercogliano, visto che il presule ha fatto riferimento ai pastori di Capocastello “tagliateste”.

Decine di messaggi che invocano scuse dalla Diocesi per aver offeso tutta la comunità alle falde del Partenio. Lo “scivolone” di monsignor Aiello è avvenuto nella lunga riflessione sul ruolo dei pastori, quella riservata ai due nuovi sacerdoti nella sua omelia dal vescovo Aiello, che in un passaggio ha fatto riferimento proprio alla frase finita nella bufera. “La liturgia di San Sabino ci riporta all’immagine di Gesù Buon Pastore – ha spiegato il vescovo – E voi questo siete chiamati ad essere da oggi per la comunità dell’Annunziata, per Manocalzati e per tutte le altre parrocchie cui in seguito i vescovi vi invieranno, siete mandati ad essere pastori.

Adesso quando pensiamo ai pastori non sono quelli di Capocastello che tagliano la testa ai nemici con la motosega, insomma perché quando parliamo dei pastori abbiamo anche una letteratura dei pastori. Quella poetica, che ci viene dalla Bibbia, da Virgilio e poi ci sono i pastori concreti che poco si sposano con questa immagine bella.

Penso a Virgilio e a tutto un filone della letteratura fin dall’antichità che giunge fino ai nostri giorni, che descrive i pastori come poeti, forse avrai tradotto: o Melibeo. Un Dio ha fatto questo per noi. Penso ad un mio compaesano che si chiamava che si chiamava Torquato Tasso, che nella Gerusalemme Liberata vede una donna che scappa e si apre in un’oasi meravigliosa di pastori che stanno tranquilli, mentre fuori furoreggia la guerra”.

Non era mancato anche un riferimento alla manifestazione che si svolge ad Avellino in questi giorni: “Nonostante la cioccolata che scorreva a fiumi nella città di Avellino, preferimmo ubriacarci di grazia e non di cioccolata. Anche questo dovrete dire alle chiese a cui sarete inviati. Costituite una lettera, scritta nella carne. E’ con questa fiducia una ordinazione presbiterale è un inno alla speranza. Perché dice: non siamo gli ultimi dei mohicani. A volte i preti lo pensano. Non siamo gli ultimi, quelli che chiudono la porta, che dicono: la messa è finita andate in pace. Vorrei che raccontaste che il Cristianesimo ha futuro”.