Dopo un intenso pomeriggio di confronto in Prefettura, finalmente c’è uno spiraglio di luce per i lavoratori Aias. E’ stato da poco siglato un accordo che prevede il pagamento, da parte dell’Asl, di tre mensilità arretrate (luglio, agosto e settembre 2017) a tutti i lavoratori subordinati e anche gli autonomi.
Seduti al tavolo di confronto insieme al Prefetto Maria Tirone, i commissari dell’Aias, il Direttore dell’Asl Maria Morgante e i sindacalisti Costantino Vassiliadis (Ugl), Franco Fiordellisi e Marco D’Acunto della Cgil.
Un nuovo confronto è fissato per giovedì 10 maggio sempre alle 16.30.
Venerdì 11 maggio, invece, dovrebbe esserci – sempre in Prefettura – un incontro tra i sindacati e i responsabili delle strutture che, circa un mese fa, avrebbero manifestato l’interesse di voler accogliere sia i lavoratori che i pazienti.
Proprio oggi, alcuni pazienti hanno raggiunto la sede dell’incontro per sostenere la battaglia dei loro terapisti. Sono mesi che attendono chiarimenti sul futuro dell’Aias.
“La speranza è l’ultima a morire – hanno dichiarato alcune delle lavoratrici del centro che, fino al 30 aprile scorso, sono state le protagoniste dello sciopero della fame – siamo stanche ma non molliamo. E’ il nostro lavoro, la nostra dignità e, sopratutto dobbiamo tutelare i nostri pazienti”.
Pina Barbati è una delle tante voci di questa battaglia. Dal settembre del 1984, da oltre 30 anni quindi, è una fisioterapista del Centro Aias. Ha dedicato tutta la sua vita ad una professione che va fatta con amore oltre che con professionalità e serietà.
“Ancora oggi – racconta ad Irpinianews – siamo in attesa di conoscere la nostra destinazione. In primis i pazienti che, si sono ritrovati all’improvviso in mezzo alla strada. E’ vero, alcuni pazienti sono stati destinati al Centro Australia, molti altri, invece, sono rimasti in attesa e nella speranza di poter proseguire il loro ciclo di terapie”.
Intanto, per molti, secondo sempre il racconto di Barbati, le terapie sono ferme e a soffrirne sono proprio i pazienti, sopratutto ai bambini.
“Pensate – conclude – a quanto sia difficile, dopo mesi di stasi, riprendere una terapia. Ho raccolto in queste settimane il dolore di molte mamme disperate per questa situazione. Noi chiediamo solo rispetto e, sopratutto, risposte risolutive per una vertenza che inizia a pesare come un macigno”.