Dovrebbe toccare il 61% il peso fiscale totale medio che grava su una piccola impresa nel 2016.
Ma non per tutte le città in Italia è così.
Ad Avellino la fiscalità è più elevata della media con il 64,7%.
A calcolarlo l’Osservatorio permanente CNA sulla tassazione delle PMI.
E così le piccole imprese di Reggio Calabria (città d’Italia con la fiscalità più elevata: 73,2%) devono lavorare per il fisco fino al 24 settembre, quasi un mese e mezzo oltre la media (10 agosto). Ad Avellino invece il tax free day è il 24 agosto (due settimane in più rispetto alla media).
Seconda Bologna, con il Total tax rate al 71,9%. Terza Roma, al 69,8%. Scala due posti Catania, quarta, con il 68,5%. Firenze quinta, con il 68,5%. Sesta Bari (67,9%). Napoli scivola al settimo posto (era terza), 67,8% davanti a Salerno, rimasta ottava, con il 66,8 per cento.
Ma che cos’è successo nei principali comuni italiani a partire dal 2011, l’anno zero del federalismo fiscale? La media reca il segno più. La crescita è stata, infatti, del 3,04 per cento. Ma si registrano scostamenti sorprendenti. Reggio Calabria guida la classifica degli incrementi: +17,42 per cento. Bologna è seconda, ma distanziata (+11,3 per cento), terza Genova (+10,1 per cento), quarta Cremona (+10,09 per cento), seguita da Sassari (+9,35 per cento), Pesaro (+8,37 per cento), Isernia (+7,93 per cento), Biella (+7,81 per cento), Avellino (+7,74 per cento) e, a chiudere la top ten delle città dagli incrementi maggiori, Campobasso (+7,7 per cento).
All’opposto, a Massa la diminuzione è stata del 4,67 per cento. Sul podio al secondo e al terzo posto Rieti (-2,72 per cento) e Teramo (-2,42 per cento). Quindi, nell’ordine, Gorizia (-2,34 per cento), La Spezia (-2,3 per cento), Mantova e Belluno
(-2,13 per cento), Vicenza (-1,8 per cento), Imperia (-1,45 per cento) e Cuneo (-1,43 per cento) a chiudere la top ten dei comuni dove il Total tax rate sulle piccole imprese negli ultimi cinque anni è diminuito.