Di seguito, pubblichiamo la nota di Giuseppina Buscaino, referente provinciale del Comitato Acqua Bene Comune:
Nell’assemblea dei soci dell’ACS, il presidente De Stefano ha fatto una lezione con slides in perfetto stile renziano, per i sindaci, sulla legge 15 del 2015 sul riordino degli Ato. Credo che comunque i sindaci siano in grado di leggersi la legge, da soli.
Ma in queste spiegazioni c’era un’incongruenza. Nelle slides ha scritto che l’acqua deve essere pubblica e però tutto il tempo non ha fatto altro che cercare di convincere i sindaci della necessità di accorpare GESESA.
Qualche sindaco ha insistito col dire che GESESA è pubblica perché contiene ACEA. Ma io chiedo a voi, può mai essere pubblica una società in cui c’è Caltagirone e Suez, una potente multinazionale francese? A me non basta sapere che in ACEA ci sia il comune di Roma.
Come giustamente ha detto il sindaco Giuditta, non si sono fatte le giuste analisi per poi pervenire alla necessità dell’accorpamento con GESESA, l’accorpamento è il punto di partenza (si deve fare per forza ), e le analisi servono per giustificare l’accorpamento.
Evviva la democrazia! A proposito di democrazia, un sindaco ha detto che la volontà popolare di 27 milioni di persone non conta niente; quello che si deve fare è accorpare una società privata perché non si può fare altrimenti e chi invece vuole che questa volontà sia rispettata è stato considerato un povero scemo!
Visto che le slides sulla legge 15 del 2015 dicevano che l’acqua deve essere pubblica, perché De Stefano non ha pensato minimamente di accorpare l’Acquedotto Pugliese che è una società pubblica? In quel caso potrebbe fare l’affidamento in house. Lui dice che vuole l’acqua pubblica, però, introducendo un privato. E’ un’incongruenza notevole.
Una proposta intelligente è venuta dal sindaco Salzarulo che proponeva di sviluppare energia elettrica. Tanti soldi, si spendono per la corrente elettrica impiegata per il sollevamento dell’acqua. Sarebbe un risparmio notevole.
Ma l’ultima parola su questa faccenda ce l’hanno i consigli comunali che devono ancora deliberare.
De Stefano fa spesso appello alla legge, ma le leggi che sono state varate, Sblocca Italia e la Legge Regionale 15 del 2015 sono entrambe incostituzionali perché contraddicono l’esito del referendum del 2011 che è ormai legge dello Stato, ed è precedente alle leggi renziane. Un legge voluta dalla maggioranza assoluta dei cittadini italiani. Ormai è giusto che i cittadini prendano atto che la democrazia in Italia non c’è più. C’è solo un’oligarchia che ci tiranneggia. Non sono gli amministratori che devono adeguarsi alla volontà popolare ma sono i cittadini che devono adeguarsi alle loro esigenze.