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Acea, bufera Pd-Caltagirone sulle dichiarazioni della Raggi

Tre giorni fa Virginia Raggi, la candidata al Campidoglio dei 5Stelle, aveva dichiarato di voler cambiare di sicuro il management Acea (la municipalizzata di acqua, luce e gas, controllata per il 51 per cento dal Comune di Roma, prossima anche all’ingresso nella gestione del ciclo delle acqua in Irpinia e Sannio attraverso la probabile aggregazione tra Alto Calore Servizi e Gesesa), società che però, proprio a Roma, si è resa protagonista di una serie di disguidi enormi a carico dei cittadini.

La dichiarazione è passata inosservata fino a ieri, quando il Messaggero di patron Caltagirone (azionista di minoranza di Acea) ha accusato la candidata grillina d’aver fatto perdere in borsa ad Acea 71 milioni (“ai romani”, scrive il quotidiano). Sulla scia del foglio di Caltagirone in poche ore s’è addensata una valanga di dichiarazioni anti-Raggi da parte di tutti i Pd, dal presidente Orfini a Giachetti, a figure minori che additavano addirittura la Raggi come pericolo pubblico.

“Il giornale del costruttore e finanziere romano Caltagirone lancia il macigno – scrive oggi Luca De Carolis su Il Fatto Quotidiano – il Pd prova a tramutarlo in frana. Vogliono sommergere Virginia Raggi, la candidata al Campidoglio dei 5Stelle, che su Facebook risponde tacciando i dem “di patto con la finanza” e accusa i “poteri forti”. Benvenuti all’ex battaglia per Roma, da ieri guerra. Parte dalla carta, poi invade il web… La accusano di aver fatto perdere ai romani 71 milioni di euro, perché domenica scorsa a Sky Tg 24 ha annunciato un cambio di management per l’Acea: municipalizzata di acqua, luce e gas, controllata per il 51 per cento dal Comune, che ha come amministratore delegato il renziano Alberto Irace. Proprio lui che a Firenze aveva nel CdA di Publiacqua, partecipata da Acea, Maria Elena Boschi. È la stessa tesi del Messaggero, quotidiano controllato da Caltagirone, azionista al 15,8 della municipalizzata”.

“Il PD la pensa come il Messaggero – scrive Il Fatto – E allora twitta per tutta la giornata. Cinguetta perfino il candidato sindaco dem Roberto Giachetti, fino a ieri dal contegno british. “Si candidano a governare Roma ma pensano di giocare a Monopoli: 71 milioni persi per una frase di Raggi su Acea. Dilettanti allo sbaraglio”. In realtà per il Comune non c’è alcuna perdita, visto che non sta vendendo la sua quota. E comunque il titolo era reduce da forti rialzi, nei giorni scorsi, dopo la presentazione del bilancio… Colui che traccia il solco è il renzianissimo Francesco Nicodemo, il twittatore di palazzo Chigi. “L’incompetenza costa cara” avverte. E gli vanno dietro in massa”.

Dal commissario romano Matteo Orfini (“Raggi pericolo pubblico”) all’immancabile Stefano Esposito.
Un furore non casuale. Perché la 5Stelle è davanti in tutti i sondaggi. Ma soprattutto perché negli ultimi giorni ha ricevuto elogi della stampa estera. Mercoledì è stato il turno del britannico Guardian, con un articolo rilanciato pure dal blog di Beppe Grillo, in cui si celebra la 37enne, descritta come “raffinata figura politica”. Il combinato disposto con la vetrina internazionale per Luigi Di Maio, ricevuto mercoledì da 28 ambasciatori Ue a Roma e quindi accreditato come candidato premier, ha colpito al Nazareno. Così, primo vero fuoco di fila dem contro la candidata M5s. Ma lei replica presto: “Prendiamo atto che Giachetti abbia scelto di schierarsi al fianco di Caltagirone, primo socio privato di Acea (dove, guarda il caso, siede in cda il figlio Francesco) ed editore del Messaggero. Il M5S, invece, continua a stare dalla parte dei romani”. Ma il merito? “Ho annunciato di voler cambiare il management perché il cda della multi-servizi è composto da un’accozzaglia di nomi in gran parte scelti proprio da Caltagirone con il lasciapassare del suo amico Matteo Renzi”.

Non tarda ad arrivare la replica della Raggi che, così come si legge sempre nell’articolo di De Carolis, ribatte: “Da diversi anni la mission del cda di Acea è solo una: avviare piani di speculazione finanziaria sulle spalle dei romani, peraltro in palese violazione del referendum sull’acqua pubblica votato nel 2011. Hanno usato i romani come un bancomat”.

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