AVELLINO- “La paura della firma? Potrebbe aumentare”. E’ più che un paradosso quello sollevato dal penalista e docente universitario Raffaele Tecce, che partecipa con un intervento al dibattito su quelli che saranno gli effetti dell’abrogazione del reato di abuso in atti d’ufficio approvato in via definitiva dal Parlamento qualche giorno fa. La ratio per cui tra le altre motivazioni è stata abrogata la norma del Codice Penale e’ quella più volte rappresentata anche dallo stesso Guardasigilli Carlo Nordio di restituire tranquillità a funzionari e amministratori per scongiurare la famosa paura della firma. Da penalista e da studioso quella di Tecce non è una posizione scontata a favore dell’abrogazione del reato. Anzi, il pericolo sta proprio nella modalità in cui sarà riempito dalle Procure il vuoto normativo creato dall’ abrogazione della norma. Scetticismo, quello che Tecce non nasconde affatto. Intanto a partire da un dato, quello cioè che l’abrogazione potrebbe non essere in linea con quanto ci chiede l’Europa: “L’abrogazione del reato di abuso di ufficio risulta-spiega Tecce- innanzitutto, in contrasto con le norme di diritto dell’Unione Europea; si pensi alla Convenzione di Merida. L’Europa chiede agli Stati membri risposte più puntuali alle ipotesi di abuso di potere, invece, al contrario, in Italia aboliamo il reato”. Le criticità della norma e della sua applicazione sono note, come sottolinea lo stesso Tecce: “È vero, tuttavia- spiega il penalista- che l’art. 323 c.p., nella sua ultima formulazione, ha visto, a fronte di un alto numero di procedimenti penali, un basso numero di condanne, a dimostrazione che era auspicabile un intervento legislativo”. Infine la questione “chiave” o quantomeno una delle questioni principali alla base di questa scelta del Guardasigilli Nordio e della maggioranza di governo: “L’elevato numero di procedimenti ha determinato, infatti, una stasi dell’attività della pubblica amministrazione per “paura della firma”, ossia per la paura dei dipendenti pubblici di dover affrontare spesso lunghi procedimenti penali. La questione è capire se l’abrogazione del reato di abuso di ufficio apra la strada ad un vuoto legislativo, che porti il pubblico ministero a perseguire gli stessi fatti, puniti con il reato di cui all’art. 323 c.p., con altre fattispecie, tipo l’omissione di atti d’ufficio, la turbata libertà delle gare, la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, il peculato per distrazione e la corruzione.Con il rischio che la scelta del legislatore non cancelli la “paura della firma”, ma la renda ancora più forte”. E’ una domanda che farà sicuramente riflettere.
Redazione Irpinia
Testata giornalistica registrata al tribunale di Avellino con il n. 422 del 21.5.2014
- Redazione – Via Dell’Industria snc – Pietradefusi (AV)
- 082573384
- redazione@irpinianews.it