AVELLINO- Non servono spauracchi ma norme che abbiano effettivamente un valore di deterrente. E’ cosi’ che il penalista Benedetto Vittorio De Maio sostanzialmente approva la scelta del Governo, avallata dal Parlamento, di procedere con l’ abrogazione del reato di abuso d’ufficio. La classe forense avellinese e’ spaccata su questo tema. De Maio si dichiara favorevole, ragionando a ritroso su quello che ha rappresentato la norma abrogata dal Parlamento: un dispendio di energie che non ha trovato spesso riscontro nelle aule giudiziarie. Un discorso che parte da lontano: “L’abolizione della norma che fino a pochi giorni fa incriminava l’abuso d’ufficio non cade come un fulmine a ciel sereno
Infatti, al di là delle dinamiche dettate dal dibattito, politico e mediatico, alimentato il più delle volte dai commenti di chi si mostra favorevole o contrario anche a seconda della sua collocazione ideologica rispetto all’attuale assetto governativo, non può essere negato, dalla maggior parte dei giuristi, che l’abrogazione recentemente voluta dal legislatore costituisca l’epilogo, abbastanza scontato, di una norma che, introdotta poco più di trenta anni fa con contorni indefiniti, tanto da avercontribuito ad ingolfare per anni i ruoli degli uffici giudiziari inquirenti e giudicanti, è stata a piu riprese oggetto d interventi che, nel
tentativo di definire sempre di più l’ambito dell’area penalmente rilevante rispetto al più ampio insieme dell’illegittimità dell’atto amministrativo, ha finito con il ridurre la portata del precetto contenuto nell’all’art. 323 c.p. al punto che, negli anni, è risultato arduo per i giudici accertare condotte dei pubblici ufficiali che avessero i caratteri del reato descritto nell’ultima formulazione normativa”. Presto detto quale sia il riferimento a cui fa cenno il penalista:
“Mi riferisco al fatto che i giudici non sono riusciti, se non in sporadiche occasioni, ad
accertare condotte che fossero state realizzate dai pubblici ufficiali sia in violazione di specifiche norme che al precipuo scopo di avvantaggiare o danneggiare un privato”. Per chiudere il discorso, De Maio esprime una valutazione personale finale su quello che ha rappresentato in questi anni la norma:”Né, a mio parere, è giusto mantenere nell’ordinamento giuridico precetti, intesi come regole di comportamento, destinati di fatto a non sortire effetti utili per la collettività, se non addirittura a far disperdere energie (si pensi al lavoro inutile della polizia giudiziaria e della magistratura), ma conservati allo scopo di costituire uno mero spauracchio, laddove nuove norme, più aderenti alla realtà, potranno ottenere effetti realmente deterrenti dal crimine”.
Abuso d’ufficio abrogato, De Maio: bene non servono spauracchi ma deterrenti veri
