“Abusi sessuali inequivocabili”. La Procura non ha dubbi sugli orrori dell’asilo di Solofra

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“Abusi sessuali inequivocabili”. La Procura della Repubblica di Avellino, suffragata nelle sue tesi dalle registrazioni audio e video delle telecamera nascoste dai Carabinieri all’interno della scuola d’infanzia di Solofra, non ha dubbi che all’interno dell’istituto vi sia stato perpetrato il reato di violenza sessuale, oltre ai maltrattamenti nei confronti dei piccoli frequentatori dell’asilo.

Nel mirino, come si ricorderà, era finito in particolare uno dei maestri destinatari dell’ordinanza di misura cautelare, accusato di aver toccato nelle parti intime un bimbo di neanche cinque anni. Il maestro, prima ai domiciliari, era finito in carcere e successivamente rilasciato dai giudici del Tribunale del Riesame di Napoli, i quali hanno sostenuto che “dalla visione dei filmati emerge sicuramente un atteggiamento morboso dello stesso nei confronti del piccolo, visto che spesso lo accarezza e lo abbraccia, ma non si evince che vi siano stati abusi di natura sessuale“.

Insomma per il Tribunale della Libertà la visione delle immagini consentirebbe di ritenere che l’indagato stesse giocando, seppur in maniera morbosa e non consona al proprio ruolo, con il bambino ma non che vi sia stato alcun abuso sessuale.

Una tesi, però, fortemente contrastata dalla Procura, in particolare dal sostituto procuratore Luigi Iglio che conduce le indagini. Nelle diverse pagine, a firma del pm, con le quali si presenta ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame di rimettere in libertà il maestro, si legge che quest’ultimo, secondo la Procura, tocchi chiaramente le parti intime del bambino e che il Riesame non abbia vagliato adeguatamente il quadro indiziario, addirittura si parla di conclusioni, alle quali sarebbero arrivati i giudici napoletani, al limite dell’illogico.

“Nelle immagini – si legge nel ricorso – l’indagato adagia il bambino sul banco e porta inequivocabilmente la mano nelle parti intime del minore, anche se si tratta di un contatto avvenuto sopra i vestiti. La rilevanza penale del gesto quale atto sessuale è inequivocabile per chi indaga. In un altro episodio, invece, il maestro bacia prima il bimbo sul collo in maniera prolungata e poi termina l’azione con un bacio a timbro sulle labbra“.

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Gli episodi citati sono diversi e tutti, precisano più volte i pm, avvengono in maniera chiara e inequivocabile.

“Anche se si trattasse di pratiche ludiche – sostiene la Procura – esse non trovano assolutamente traccia nelle scuole materne e non appaiono in linea con le finalità educative e pedagogiche cui gli insegnanti di una scuola materna dovrebbero ispirarsi. L’anomalia del gesto lo rende difficilmente inquadrabile in un tipo di gioco praticato in una scuola materna con bimbi di cinque anni“.

Sulla giovanissima età della presunta vittima, la Procura sostiene che il Riesame non abbia prestato adeguata valutazione. “La persona offesa, ovvero un bambino di cinque anni – ricordano i pm – non è in grado di comprendere la natura e la portata del gesto e non può comprendere gli effetti negativi di tale condotta sull’autodeterminazione del piccolo, soprattutto sotto il profilo sessuale. La stessa finalità ludica del gioco – concludono gli inquirenti – non esclude affatto la sua valenza sessuale”.

Questi i motivi per cui i pm chiedono con forza l’annullamento dell’ordinanza che ha rimesso in libertà il maestro. Sulla questione si pronuncerà l’Alta Corte. Nell’inchiesta, giusto precisarlo, sono finite anche tre maestre, ma nei loro confronti c’è solo l’ipotesi del reato dei maltrattamenti.