“Sento l’esigenza di chiarire che nella guerra di povertà tra le Istituzioni, a cui assistiamo, la compartecipazione alla spesa per le prestazioni socio-sanitarie, richiesta ai Comuni, non può oltremodo tollerarsi. Alla luce della recente Sentenza del Consiglio di Stato, Sez. III, n. 3997 del 9 luglio 2012, del resto in linea con le precedenti importanti pronunce (C.d.S., Ad. Pl., n. 8/2008 e C.d.S., Sez. V, n. 461/2009), l’erronea applicazione di tale istituto comporta una competenza da parte dell’ASL di una quota percentuale delle tariffe, variabile dal 40 al 70%, mentre la residua parte viene imputata ai Comuni di residenza storica e/o agli utenti. Inequivoco sull’argomento l’orientamento giurisprudenziale, per il quale gli importi per le prestazioni rese sono di competenza del Servizio Sanitario Nazionale, laddove “il tipo di patologia non consente di fare distinzione tra spese di cura e spese per l’assistenza” ed inoltre “… nel caso in cui, oltre alle prestazioni socio-assistenziali, siano erogate prestazioni sanitarie ed apprestati trattamenti farmacologici, l’attività va considerata comunque di rilievo sanitario e, pertanto, di competenza del Servizio Sanitario Nazionale”. L’ASL, viceversa, conferma dal 2009 una posizione contraria alle norme vigenti (art. 25 DPR n. 616/1977; artt. 26 e 30 L. 730/1983; art. 1 e art. 3 DPCM 14.02.2001, che ha disapplicato il testo dell’art. 6 DPCM 08.08.1985), ingenerando confusione di ruoli anche rispetto ai rapporti tra Comuni e Terzo Settore, oltre che tra COMUNI e CITTADINI, finendo, così, col creare un disservizio a questi ultimi, che si vedono ingiustamente privati di un fondamentale diritto costituzionale, il DIRITTO ALLA SALUTE”. E’ la nota del sindaco di Montemiletto Eugenio Abate.
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