Mercoledì 28 luglio alle 19, presso l’Abbazia del Goleto, verrà inaugurata la mostra “percorsi tra pizzi, ricami e merletti” curata da Anna Marra, collezionista storica del costume, con il patrocinio del Rotary Club Sant’Angelo dei Lombardi, Irpinia Goleto, il Comune, la Diocesi, la Provincia di Avellino, La Scafa Fondazione e con la collaborazione della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino.
La mostra si svolge dal 28 luglio al 20 agosto nell’Abbazia Verginiana di San Guglielmo al Goleto, cittadella monastica con convento doppio a prevalenza femminile, dove donne, appartenenti alle più nobili e ricche casate dell’Italia Meridionale, furono monacate dalle famiglie sin dalla sua fondazione (1133), e come badesse, furono partecipi della storia del territorio.
La mostra prende ispirazione dal concetto di storia enunciato da Cicerone nel De oratore: “la storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità”. L’esposizione, incentrata sulla donna si svolge come un racconto storico che partendo dal contesto territoriale del Goleto con la narrazione della vita monacale, poi spazia nella società, nella cultura, nella politica e nell’economia del meridione borbonico e dell’Italia post unitaria.
L’intento della collezionista è di condurre per mano il visitatore all’interno di una narrazione dove vengono illustrati momenti di vita vissuta dalle donne attraverso linguaggi non scritti ma rappresentati da oggetti iconici, manufatti strettamente connessi alla condizione sociale, alla economia, alla moda, all’arte, alla tradizione.
Il tour inizia con la presentazione della vita di una badessa attraverso un pannello ricamato su tulle sul quale è raffigurata una nobile fanciulla in un roseto nell’attesa di entrare in convento; continua poi con un dipinto su tela di una bellissima fanciulla diventata badessa.
In una bacheca viene esposto un corredo religioso dell’Ottocento seguita da altre bacheche con corredi da matrimonio.
L’esposizione continua con teche contenenti accessori di moda femminili come ombrellini, ventagli, cappelli, guanti, e necessaire tipici di attività muliebri come astucci da ricamo, tombolo, fuselli.
In pedana è presentato un costume tradizionale nobiliare da matrimonio con ricami in fili d’oro databile agli inizi ‘800.
In omaggio alla cultura della Provincia di Avellino, dove era ed è ancora diffusa la lavorazione del merletto a tombolo, in mostra viene esposto un fazzoletto da galà lavorato con antichi motivi della tradizione.
Un’intera sezione della mostra, costituita da abiti e accessori di colore nero, è dedicata alla Regina Vittoria che, dopo la morte del marito non smise mai di vestire a lutto. Sulla scia della regina inglese anche le donne facoltose meridionali cominciarono ad usare il nero e Napoli fu la prima città che produsse il pizzo nero superando le difficoltà tecniche della coloritura del filo. Ne sono esempi significativi l’abito di seta nero interamente impreziosito con merletto in tinta lavorato a mano, i pizzi a tombolo, mantelline da sera.
La mostra racconta le signore della buona società che usavano vestiti ed accessori per dimostrare il loro status sociale, muovendosi in un mondo dove anche la moda era cultura e l’eleganza e le buone maniere erano parte importante dell’educazione.