A Montoro Galdieri si dimette da coordinatore Pd

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“Ormai sono passati quasi due anni dall’istituzione del circolo e dalla mia elezione, anni difficili in quanto purtroppo il nostro territorio per circa un trentennio è stato diseducato alla politica a vantaggio di creazione di veri e propri micropartiti territoriali legati a personalismi e a gruppi di interesse. Lo stesso congresso ha portato con sé polemiche sterili e pretestuose più di forma che di contenuto, considerata anche la mia volontà dichiarata e messa in pratica di creare una piattaforma politica aperta e non chiusa, aperta a chi si era candidato in un’altra mozione, aperta ai gruppi associativi e sindacali, aperta ai simpatizzanti, aperta alle altre forze politiche del territorio” lo dichiara Alfredo Galdieri, coordinatore del circolo Pd di Montoro che ha rassegnato le sue dimissioni al direttivo del circolo montorese e al commissario provinciale della federazione di Avellino.

Una decisione, quella di Galdieri, maturata in questi anni di attività: “Il mio intento – spiega – era quello di unire e ricostruire sul nostro territorio una grande casa del centrosinistra, dove l’interesse da salvaguardare non deve essere rappresentato da poltrone e posizioni di comando bensì dai valori e dall’azione del centrosinistra, in quanto il territorio necessita di un’azione politica e non di mera amministrazione. Un partito che possa essere un motore per l’azione amministrativa per realizzare il benessere dei cittadini fondato sui nostri valori costituenti quali la libertà, la giustizia sociale, la democrazia. Ma ho dovuto osservare una divisione netta tra il partito e gli amministratori tesserati, un partito che è stato ed è continuamente non preso in considerazione né come componente politica né tantomeno come luogo di dialettica e discussione mirata alla crescita. Un luogo in cui l’azione amministrativa, soprattutto se connotata dalla presenza dei nostri iscritti, dovrebbe essere quella piattaforma partecipativa che collega i rappresentanti istituzionali con i rappresentati ovvero i cittadini. Invece sul nostro territorio la linea chiara e decisa è quella semplicemente di non riconoscere né il partito né i suoi organi.

“La mia azione politica è stata mirata a ricucire gli strappi politici attraverso lo stimolo continuo e in alcuni casi in maniera provocatoria sui temi di maggiore interesse per la nostra comunità: la legalità, l’ambiente, l’associazionismo, la comunità. Unico modo doveva e può essere andare oltre il personalismo e mettere i temi al centro, la mia dialettica anche se in alcuni casi dura non è mai stata lesiva nei confronti di alcuno, ma sempre critica o osservazioni politiche. La risultante è stata l’indifferenza totale sia della maggiorparte dei membri del direttivo sia di quella politica territoriale spesso più preoccupata nel criticare il coordinatore nella sua persona che nell’azione. In qualche caso si è aperto addirittura uno scontro istituzionale e legale con l’indifferenza omertosa e colpevole di tutti anche degli organi di partito troppo spesso assenti e silenti. La giustizia mi ha dato ragione la politica ha deciso di essere silente con sconfitta per tutti in quanto un’occasione persa per riequilibrio delle figure”.

“Il mio mandato è stato connotato dal rinnovo dell’amministrazione comunale, un momento tragico per il partito e dove si è persa l’ennesima occasione, concentrati più da chi andava ai comizi piuttosto che fermarci sulla grande sconfitta di non partecipare al momento più importante per la democrazia di un territorio: le elezioni amministrative. Ci siamo fermati a giudicare l’atteggiamento del coordinatore e non sui contenuti di una fase preelettorale dove il sottoscritto ha provato in tutti i modi ad unire prima le forze del centrosinistra e poi addirittura pensare ad una partecipazione autonoma con il nostro simbolo. In una prima fase vi è stata la chiusura totale da parte dell’amministrazione uscente a qualsiasi tipo di dialogo se non a proposte personali, producendo un isolamento decisivo ai fini elettorali, un isolamento che oltretutto ha creato fratture ancora più profonde. Nella seconda fase vi è stata invece l’indifferenza totale ad una proposta politica per il territorio. Sono stato attaccato personalmente e costantemente nonostante era necessario un confronto aperto con la presenza di tutti gli attori di una politica essenziale per il territorio. Sono stato accusato di essere il politico dei bar ma ho provato a portare tra la gente un messaggio politico altri invece hanno preferito far chiacchiere da bar nel partito o filosofeggiare sulla teoria “del come si deve fare” piuttosto cha fare”.

“Diceva il Parini “umano sei non giusto”, mi sento di utilizzare la stessa citazione, molti, tra iscritti e simpatizzanti, sono sicuramente umani nell’esprimere un sentimento di acredine nei mie confronti, di essere pretestuosi nel muovere accuse oltretutto solo personali o di forma e mai di contenuti o principi. Umani nell’essere indifferenti agli stimoli. Ma non giusti nel non considerare gli sforzi fatti per cercare di portare il partito ad essere un luogo vivo, nel non aver accettato nessuno stimolo alla discussione. Non giusti nell’ammettere che a nessuno interessava realmente la posizione del Partito Democratico e soprattutto nell’ammettere che la figura del segretario non è riconosciuta da nessuno non nelle chiacchiere ma nei fatti dandone dimostrazione in diverse occasioni. Il segretario, e attenzione riconoscere la figura non la persona significa riconoscere il circolo stesso. Mi è stato imputato di essere stato, anche se personalmente, poco discreto nel sostenere un candidato sindaco iscritto a Forza Italia, in quanto segretario del PD. Ma mi chiedo, chi davvero ha senso di militanza e appartenenza, chi riconosce il partito nella sua funzione, chi ne rispetta le regole, chi veramente è pronto a togliersi la casacca del politico di turno locale e indossare quella unica del nostro partito? Nei fatti purtroppo la risposta è nessuno e i dati delle europee, politiche e regionali ne danno dimostrazione, siamo il 4 partito a Montoro, dopo M5S, Lega e Forza Italia, nonostante solo 2 candidati iscritti al nostro partito raccolgono tutti i consensi che il PD raccoglie sul nostro territorio”.

“Siamo tutti umani nell’aver fatto il tifo per una o per l’altra compagine ma chi davvero ha notato il vuoto politico in una campagna elettorale carica di astio personale, una campagna elettorale che è stato lo scontro tra gruppi di potere e niente più. Dopo le amministrative ci si poteva interrogare sui motivi della nostra sconfitta e provare a ripartire dai temi e dalla creazione di metodi partecipativi. Si poteva immaginare a dare una spinta riformista per cambiare, una riforma culturale prima che amministrativa. Il tentativo poteva essere di andare oltre i personalismi e creare una piattaforma politica ma purtroppo si continua sulla stessa linea: delegittimazione. La base del partito preferisce avere più ruolo da tifoseria piuttosto che difendere il proprio stesso essere”.

“Dopo le amministrative si poteva mettere la parola fine alla politica nascosta dal civismo di contenitori semplicemente più facilmente gestibili. Ma per farlo c’è necessità di saggi pronti a mostrare con l’esempio della linea guida di costruire un nuovo corso purtroppo a Montoro non c’è nessun leader politico degno di tale ruolo ma siamo pieni di capipopolo dal consenso personale e non legato al partito o a qualsiasi ideologia. Durante il mio mandato vi sono state le elezioni provinciali e quelle del congresso nazionale e provinciale, ma anche in quell’occasione, con complicità di tutti, il partito è stato totalmente delegittimato, nonostante, ho provato in tutti i modi, salvaguardando gli interessi di questo circolo, di avere un peso politico in base provinciale. Un compito impossibile a causa di continui franchi tiratori che piuttosto di essere preoccupati del partito sono stati interessati a osteggiare la mia persona non riconoscendo mai la mia figura o a mantenere interessi personali”.

Una riflessione generale quella di Galdieri che afferma: “Se perde il partito perdiamo tutti e anche nella nostra Montoro le destre e i populismi stanno avanzando in maniera preoccupante. La gente è stanca del nostro partito, dei nostri litigi che possono mascherare il voler predominare per forti interessi personali. La gente non ci vota perché non ha più fiducia nella nostra azione e l’immagine che diamo è un’immagine oscura e clientelare. Ci accusiamo su cose futili e non abbiamo il coraggio di affrontare i veri problemi di una comunità complessa ed eterogena come quella montorese, una paura legata alla preoccupazione di toccare interessi e status quo acquisiti. Abbiamo paura di parlare di legalità, di ambiente, di associazioni, di welfare e mettiamo la testa nella sabbia ma soprattutto rispetto a chi ne parla preferiamo attaccarlo o semplicemente emarginarlo, cosa che ho potuto constatare sulla mia pelle. La gente normale invece vuole proprio questo, vuole un partito di sinistra che sia rappresentativo nelle esigenze e nei bisogni, un partito della gente come dovremmo essere. Fin quando non capiamo questo e abbiamo la capacità di autocritica non cambierà mai nulla e noi stessi saremo utilizzati dai potenti di turno per i loro interessi”.

“Sono soddisfatto del mio lavoro in quanto negli ultimi anni il partito democratico a Montoro è tornato al centro della discussione, anche se per attaccarmi ma finalmente c’è di nuovo. Ma devo osservare anche la difficoltà di aggregazione alla base e la partecipazione totalmente inesistente se non in qualche piccola eccezione, sia dei nostri tesserati che ricoprono ruoli amministrativi sia dei membri del direttivo con una maggioranza assente e un opposizione se non assente pretestuosa. Credo che un leader debba avere la capacità di assumersi le responsabilità anche se non direttamente imputabili a egli stesso. Ringrazio coloro che mi hanno dato supporto reale ma soprattutto ai tanti cittadini che mi hanno incoraggiato ma in queste condizioni non credo, per quanto il mio impegno sarà sempre garantito, di poter continuare nella mia funzione” conclude Galdieri..