Imprenditore nella vita ma accusato di “pizzo”:arrestato atripaldese

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Imprenditori nella vita ma con appartenenza al clan dei casalesi. Una indagine della compagnia dei Carabinieri di Sassuolo ha indotto il gip di Bologna a firmare 9 ordinanze di custodia cautelare su richiesta del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Enrico Cieri. Le ipotesi di reato, vanno dall’estorsione e la rapina aggravate dall’uso delle minacce, delle armi e del metodo mafioso. Otto gli arrestati (mentre uno dei destinatari del provvedimento si è reso latitante), tutti di origine campana ma trapiantati da anni in Emilia, dove hanno operato per lo più nel settore dell’edilizia all’interno del comprensorio della ceramica. Tra loro c’è A.L. 36 anni di Atripalda. Alcuni si dichiaravano uomini di “Sandokan” Schiavone. A loro si sarebbe risaliti dopo una prima denuncia presentata la scorsa estate da un piccolo imprenditore nato sempre in Campania, ma che vive in zona da molto tempo. In base alle dichiarazioni affidate agli inquirenti, sarebbe stato oggetto di pressioni sempre più pesanti per la restituzione di un debito che doveva essere recuperato da alcuni dagli arrestati. I quali, per intimidirlo e per indurlo a pagare senza colpo ferire, gli avrebbero fornito un pedigree camorristico pesante: l’affiliazione al clan dei casalesi.

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