MONTEFORTE IRPINO – C’e’ anche la vicenda della tentata estorsione al ristorante “Pagliarone” (contestata al solo Angelo Grasso, difeso dal penalista Gaetano Aufiero) nella richiesta di rinvio a giudizio che la Procura Distrettuale Antimafia di Napoli ha firmato nei confronti di sei presunti soggetti vicini al clan Sangermano, l’organizzazione sgominata da un blitz eseguito dai Carabinieri del Nucleo di Castello di Cisterna e dalla Direzione Investigativa Antimafia nel novembre del 2022. Dopo la richiesta firmata dai pm antimafia Sergio Raimondi (che ha condotto anche l’istruttoria al gotha del gruppo, condannato in sede di abbreviato e ora davanti ai giudici di Appello) e dalla pm Simona Rossi, il Gup del Tribunale di Napoli Michaela Sapio ha firmato il decreto di fissazione dell’udienza preliminare, che si svolgerà il prossimo 4 aprile a Napoli. Si tratta di uno stralcio dell’inchiesta dei pm antimafia nei confronti del gruppo guidato da Agostino Sangermano, balzato agli onori della cronaca in occasione di un “inchino mafioso” della statua in processione a Livardi nei suoi confronti. Un’organizzazione che aveva, secondo le accuse dell’Antimafia e le indagini dei Carabinieri di Castello di Cisterna e della Dia, allungato anche alla provincia di Avellino i suoi tentacoli.
L’IMPOSIZIONE DELLA FORNITURA DI MOZZARELLA
Due dei capi di imputazione per cui l’Antimafia ha chiesto il processo nei confronti dei sei imputati riguardano proprio l’imposizione di una fornitura di mozzarelle di un caseificio della zona nolana, per cui era interessato il cognato del boss Sangermano, Salvatore Sepe, già condannato in sede di abbreviato. Uno dei due episodi riguarda la tentata estorsione al locale “Il Pagliarone” di Monteforte Irpino, che sarebbe avvenuta nel giugno 2017. Per questo episodio è stato raggiunto dalla richiesta di rinvio a giudizio Angelo Grasso, che come era già emerso dalle indagini, aveva chiesto al fidanzato di uno dei soci all’epoca dei fatti del locale, di provare due o tre chili di mozzarella che erano forniti dal Sepe. Cosa che era avvenuta ma successivamente proprio a causa della scarsa qualità del prodotto non si era mai concretizzata. Per lo stesso reato, consumato nel luglio dello stesso anno ai danni di un supermercato di Nola, e’ stato chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di Albi Vincenzo, difeso dall’avvocato Umberto Nappi e Della Ratta Salvatore, difeso dall’avvocato Saverio Campana. Le altre vicende contestate nella richiesta di rinvio a giudizio riguardano i reati di intestazione fittizia e detenzione illegale di armi, contestata per un episodio anche alla stessa moglie del boss Agostino Sangermano, difesa dall’avvocato che nel giugno del 2016 avrebbe detenuto nella sua borsa un’arma di calibro imprecisato.