Violenze di genere, il prefetto: coinvolgere le famiglie, sono l’anello mancante

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AVELLINO- Coinvolgere le famiglie. Il prefetto di Avellino Rosanna Riflesso non ha dubbi: “e’ l’anello mancante” in questo lavoro di formazione ed informazione nelle scuole per cui si sta facendo tantissimo in questi anni, come dimostrano gli eventi degli ultimi giorni per celebrare la giornata che ricorda il contrasto alla violenza contro le donne. Il massimo rappresentante di Governo lo ha voluto ricordare aprendo con i saluti istituzionali uno degli incontri che hanno chiuso una tre giorni di eventi in tutta la provincia di Avellino, ovvero “La Metamorfosi di una rinascita”, la riflessione a piu’ voci che questo pomeriggio il Comitato Pari Opportunita’ del Consiglio dell’Ordine di Avellino e lo stesso Consiglio dell’Ordine hanno organizzato nell’aula Livatino di Palazzo di Giustizia. “In  tutti questi giorni, proprio perché sono una donna- ha spiegato il prefetto-  peraltro, ho partecipato in maniera molto sentita, a questi eventi, a queste cerimonie.  Anche oggi partecipo con il cuore a questo evento,  perché mi sento parte, di questo di questo discorso, di questo problema. e che purtroppo riguarda un po’ l’Italia e tutto il mondo e ho potuto però apprezzare anche in questi giorni e nelle varie cerimonie a cui ho partecipato e la ringrazio per i complimenti che ha voluto rivolgere all’evento di ieri. In effetti è stato un evento molto articolato ma molto studiato, perché volevamo portare attraverso la testimonianza, la testimonianza delle forze dell’ordine, la testimonianza della Procura, la testimonianza delle persone vittime, la testimonianza di questi eventi. Abbiamo voluto testimoniare in questo modo,  l’argomento. Ciò che  ho potuto notare è che in effetti si fa moltissimo. Negli ultimi anni tantissime iniziative sono state fatte sia in termini di prevenzione, in termini formativi, informativi nei confronti dei ragazzi, delle scuole,  si fa tantissimo. Le forze dell’ordine. Oggi io ho assistito ulteriormente ad un intervento, appunto, sia da parte della polizia che da parte dei carabinieri di formazione nei confronti appunto dei ragazzi. Veramente fatti bene questi interventi, veramente interessanti, coinvolgenti, i ragazzi hanno risposto, rispondevano, è stato veramente molto bello e sempre di più però mi sono convinta che quello che manca è assolutamente un intervento nei confronti delle famiglie. Cioè è l’anello mancante, secondo me, è il punto debole di questo discorso. Eh, l’esempio, l’educazione familiare, secondo me, in questo caso è fondamentale. Senza di quello non andremo da nessuna parte. Si potranno inasprire le pene, si potrà fare sempre più formazione nei confronti dei ragazzi, ma se i ragazzi tornano a casa e l’ambiente in cui vivono è un ambiente violento, un ambiente non rispettoso, noi potremmo secondo me fare ben poco. Io quindi mi auguro, e con ciò concludo, che si possa agire soprattutto in questo senso”.
IL PROCURATORE AIROMA: UN CRIMINE ESTESO, SEGNO DEL  MALESSERE “SPIRITUALE”
“La confessione di una difficolta’” quella che consegna alla platea il Procuratore della Repubblica di Avellino Domenico Airoma, perche’ riflette sul fatto che “questo fenomeno criminale mette in grave difficoltà noi investigatori. Perché,  vedete l’estensione del fenomeno, la sua assoluta trasversalità, gli autori di questi crimini sono veramente eterogenei sia per estrazione sociale, formazione culturale, per censo. Se dovessimo fare una sorta di profilazione criminale degli autori di questi reati, saremmo in grave difficoltà. Siamo in grave difficoltà.  Credo molto probabilmente che se volessimo anche individuare l’algoritmo e affidare le indagini a un sistema di intelligenza artificiale, credo che fallirebbe.  Anche questo sistema talmente esteso, talmente profondo, talmente radicato, i numeri forse non raccontano neanche a sufficienza davvero la gravità di questo fenomeno, il suo radicamento. Allora,  mi chiedo e chiedo a le esperte che interverranno in questo incontro di aiutarci, darci qualche indicazione. Quello che posso condividere con voi forse è soltanto una riflessione, ma non ha nulla a che fare col giudiziario ne’ con l’ investigativo. La storia forse insegna che tutte le volte in cui si è dinanzi un fenomeno criminale così esteso, esso verosimente è la spia di un malessere molto più profondo. Siamo forse a un tornante della Storia che ha le caratteristiche davvero di una rivisitazione antropologica. Forse in discussione e’ l’uomo, tutto l’uomo,  intendo chiaramente l’uomo, la donna i suoi rapporti. Mai un fenomeno criminale come questo è più indicativo del malessere che stiamo viviendo, che ripeto ancora una volta, un malessere profondo, che direbbe un autorevole  giurista come Salvatore Satta,  forse un malessere a radici profonde ha radici spirituali”.
IL QUESTORE PICONE: AVVOCATI FONDAMENTALI PER NON INFLAZIONARE I PROCEDIMENTI
Il questore di Avellino Pasquale Picone ha scelto di essere “estremamente franco e provocatorio” e ha pero’ espresso uno dei piu’ frequenti rilievi rispetto a quella che ha definito “una inflazione di procedimenti penali per codice rosso. Questo significa che sta diventando molto spesso codice rosso tutto, anche purtroppo quando non e’ codice rosso”. Per questo motivo il questore ha voluto rivolgersi direttamente agli avvocati, che in questa azione di filtro necessaria ad identificare e punire severamente i casi di “codice rosso” hanno un ruolo fondamentale. “La mia richiesta va ‘ all’Ordine degli Avvocati, perche’ proprio a voi? Perche’ nel momento in cui ci si rivolge all’avvocato per avere delle tutele rispetto ai casi di violenza di genere, l’elemento di valutazione in chiave preventiva puo’ essere fatto dai legali. E puo’ essere fatta anche verso forme di tutela diversa da quella giudiziaria. Penso a quella sul piano amministrativo: la richiesta di ammonimento al questore”. E qui c’e’ un dato significativo che fa riferimento proprio a questa forma di tutela prevista: “Su 65 ammonimenti fatti da me in questi mesi in cui sono arrivato ad Avellino- ha spiegato Picone- cinquantasei li ho fatti di iniziativa, basati solo su attivita’ delle forze dell’ordine, principalmente Carabinieri e Polizia. Questo intervento in chiave preventiva lo ritengo fondamentale, anche per deflazionare il numero di procedimenti penali dei codici rossi per consentire all’Autorita’ Giudiziaria interventi sempre piu’ selettivi e duri possibili nei confronti degli autori di questi reati”. Per cui il questore ha ribadito: “Avete un ruolo importante”. Il questore ha rinnovato l’ invito a “denunciare alle forze dell’ordine”. Picone ha evidenziato l’attenzione dei ragazzi all’evento al Gesualdo. Bisogna stare meno in ufficio e piu’ nelle scuole, questa la parola d’ordine per il numero uno di Via Palatucci.
IL COLONNELLO CONSALES: UN FENOMENO CHE RIGUARDA TUTTI
“Mi venivano in mente due riflessioni su quello che e’ stato detto fino ad ora. Intanto l’importanza dell’evento di ieri (la manifestazione al Gesualdo) che ha  coinvolto più di 1200 studenti e allora sono stati rappresentati dei casi del territorio per far capire che comunque è un fenomeno che riguarda tutti . Quindi le testimonianze fatte dai magistrati dalla  polizia giudiziaria  che ha preceduto, dai parenti di alcune vittime che sono state sul palco a testimoniare quello che hanno vissuto. Sicuramente è stato di un impatto particolarmente incisivo. La seconda riflessione era sulla difficoltà della profilazione criminale, come già ha detto il Procuratore Airoma.  Chiaramente è talmente variegato ed è talmente trasversale come fenomeno che lo collego  alle professionalità che sono oggi presenti, cioè la diversità professionale: dal criminologo, al magistrato, la parte dell’Avvocatura, tutte figure che poi fanno parte di una rete che contribuiscono, di cui l’Ama di Carabinier fa parte, ovviamente insieme alle altre forze preposte all’ordine. Volevo fare un complimento alla all’organizzazione, anche per la  scelta del titolo di questo convegno.  Metamorfosi di una vita. Ieri  tra varie casi rappresentati si è parlato anche di un di un caso che poi ricorderete di una ragazza che fu segregata in casa e liberata nell’ aprile del  2022. Noi abbiamo parlato con questa ragazza, abbiamo anche letto alcuni passaggi di un diario che questa ragazza ha fatto, le varie fasi che l’hanno coinvolta.  Lei ha avuto veramente una metamorfosi, ha espresso su questo diario delle  frasi, dei pensieri,.durante la fase della segregazione, durante la fase della liberazione e poi la metamorfosi, come dire chi ha avuto un recupero completo nella società”.