“Dopo di noi….il diluvio”

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AVELLINO- “Apres nous le deluge”. Con qualche accento specifico in meno rispetto alla versione francese , ma sostanzialmente il tema di una conversazione datata 1757, precisamente dopo il 5 novembre di quell’anno in qualche salone della Reggia di Versailles dopo la disfatta delle truppe francesi a Rossbach. Così Madame De Pompadour (al secolo Jeanne- Antoinette Poisson) consolava Luigi XV, sovrano di Francia, per una delle sconfitte decisive della famosa “Guerra dei sette anni”. Dopo di noi il diluvio, letteralmente tradotta. Ed è la prima cosa a cui ho pensato, ieri mattina, dopo aver ascoltato le parole del presidente della Giunta Regionale della Campania, da questo momento per utilità e brevità il “governatore” Vincenzo De Luca, ospite della Festa provinciale del Partito Democratico al Viva Hotel. De Luca non è certo Madame Pompadour né Luigi XV ovviamente. Ma una sorta di “guerra dei cinque anni”, ovvero un altro mandato alla guida della Campania, l’ha ingaggiata ormai da tempo paradossalmente non con il “naturale” avversario, ovvero il centrodestra bensì con il suo stesso partito. Il suo “senza di noi crolla tutto” non si discosta molto dal “dopo di noi il diluvio”. Cambia solo la scena e la battaglia, oltre ovviamente ai protagonisti. Stavolta è il “re” che consola i suoi “consiglieri”. Potreste dire: ma a noi che ce ne frega di De Luca e del PD? Francamente della battaglia squisitamente politichese tra il governatore e il suo partito non interessa a nessuno, se non agli addetti ai lavori. Per quanto lo stesso De Luca abbia più volte fatto riferimento alla necessità che si esprimano i campani. Ieri mattina però, al netto di manager della Sanità e dei trasporti, sindaci, consiglieri comunali e ovviamente il consigliere regionale Petracca, al Viva Hotel di popolo se ne è visto poco. Molto probabile che rappresentino loro il popolo o invece che il ‘sedano’ evocato dallo stesso De Luca nel suo intervento a proposito delle scelte romane, venga oggi coltivato in casa. Siamo buoni, propendiamo per la prima ipotesi. Il problema è che un discorso ed una linea “leaderista”, giunta anche alla scelta di una norma quasi “ad personam” che approderà presto in Consiglio Regionale, pronuncia il discorso alla festa provinciale del Partito Democratico, di una comunità politica che dovrebbe mettere in discussione proprio quel concetto di “leaderismo” che esalta la determinazione del governatore. Tra l’altro anche applaudendo i passaggi chiave dell’intervista che ha concesso al direttore di Irpinia TV Franco Genzale. Ma di fatto, comunque, De Luca “certifica” un gap che ha prodotto la sua decennale guida della Regione Campania. Un gap tutto politico. Non esiste una classe dirigente che fa riferimento alla sua esperienza amministrativa che possa sostituirlo o sia all’altezza del compito? Perché in quel noi c’è un “io” gigante, quello del governatore stesso. Questa è una questione di metodo. Poi c’è il merito. I risultati. Il governatore vanta questa impresa e questa rivoluzione da completare. Ed è concentrato sue due temi in particolare. I trasporti e la sanità. Di fatto due deleghe per cui la Campania non ha avuto un assessore di riferimento a Palazzo Santa Lucia, sono ad interim dello stesso presidente (delegate di fatto a Luca Coscioni e Luca Cascone nel dettaglio). E una verità di fondo nel merito su una delle due questioni c’e’ sicuramente. E riguarda i trasporti. E’ vero. Funzionano meglio della precedente consiliatura. Ma non lo dico perché ho letto qualche statistica o mi sono riferito alle note di azienda dell’Air. Chi scrive e’ un pendolare dal 2009. Conosce bene il trasporto pubblico. Al netto di qualche bus che ogni tanto va in tilt sulla linea per Napoli, basterebbe ricordare cosa voleva dire prima del 2015 essere un pendolare della linea Avellino- Nola. Nella vita si potevano consegnare solo due certezze: la prima e’ quella nota a tutti, ovvero la morte la seconda invece è che l’unico bus dell’Eav (ex Circumvesuviana) che sarebbe partito per Avellino da Nola e relativo rientro da Avellino a Nola era quello delle 12 e trenta. Il resto era affidato alla “sorte”. E la corsa sarebbe stata lineare solo dopo aver superato quelle che potevano essere definite le “Colonne di Ercole”, ovvero la salita di Monteforte, dove un giorno si e l’altro pure un bus andava in ebollizione. Negare che ci sia stata una “rivoluzione” nei trasporti sarebbe un atto di disonesta’ totale. Anche gli abbonamenti gratis per gli studenti e per quanto concerne Avellino con la definizione dopo anni del terminal bus di Via Pini ne sono un altro esempio. Non entriamo poi nella selezione di dirigenti e personale, non avendo certezze per ora sorvoliamo. Ma nel quadro di insieme c’è l’indubbio concorso anche loro nella buona riuscita in questo settore. Questo era il dolce. Ora c’è l’amaro. La Sanità. Non il quartiere ovviamente, il settore medico e ospedaliero. Qui la “rivoluzione” o è stata invisibile e abbastanza silenziosa o è una bufala. Se volessimo analizzare tutte le defaillances nel settore sanitario che esistono, a partire dalla nostra provincia, forse dovrei scrivere un trattato (e non è una banalità o un modo di attaccare qualunquistico). Mi limito solo ad un aspetto. Le liste di attesa. Ne ha parlato il governatore e allora è giusto che gli si ricordi qualche dato, tra l’altro in provincia di Avellino finito pure all’attenzione della Procura. Basti pensare a quanto denunciato da CittadinzAttiva e dal sindacato Nursind nel 2023 sulla disparità tra il numero di prestazioni pubbliche e quelle, a pagamento, in intramoenia. In particolare era emerso che a fronte di appena sette visite specialistiche cardiologhe in regime pubblico, ben 979 erano state eseguite in intramoenia. In regime normale, i tempi di attesa per la stessa visita non erano inferiori ai sei mesi mentre i tempi di attesa si riducevano a quindici giorni se effettuata a pagamento. Ancora oggi in alcuni Distretti Sanitari e’ impossibile effettuare alcune visite specialistiche. Insomma, non sappiamo da Roma se ci saranno teste di sedano o altri tipi di ortaggi. Siamo certi che però qui in Campania sulla Sanità sono ancora cavoli amari. Senza del governatore ci sarà il diluvio? In Francia qualche anno dopo le parole di Luigi XV ci fu una Rivoluzione, chissà in Campania cosa avverrà.