La prossima volta sarà meglio una camomilla con…

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Ma cosa hai messo nel caffè? Ci sarebbe proprio da chiedersi, parafrasando il ritornello di una bella canzone di Malika Ayane, cosa ci fosse nel caffè con Gianluca Festa (cosi’ si chiamava l’evento) ieri a Solofra, dove l’ex sindaco di Avellino ha deciso di fare la sua prima uscita pubblica dopo il 18 settembre, data in cui come è noto a tutti e’ stato scarcerato dai magistrati della Sesta Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione. Per la verita’, che il caffè rendesse nervosi era un luogo comune ormai consolidato, che potesse addirittura provocare allucinazioni invece era un effetto che francamente non penso fosse previsto o provato scientificamente o se preferite, empiricamente. Per certi versi anche visioni, perché al netto delle ipotesi più plausibili e verosimili, prima di avventurarsi in certe affermazioni l’ex sindaco di Avellino dovrebbe attendere, come penso stiano facendo tutte le parti in causa, il deposito delle motivazioni della Cassazione. Per questo, come ho già avuto modo di scrivere non è il caso di avventurarsi in spoiler al buio. Per la verità questa è una vecchia abitudine dell’ex sindaco di Avellino, ve lo ricorderete circondato dai suoi “eroi” (come ha avuto modo di definirli ieri) rassicurare sulla “miccetta” e sull’assenza di accuse nei suoi confronti non piu’ tardi di marzo scorso, per commentare una perquisizione di cui lui stesso aveva dato notizia (questo senza voler troppo anticipare un altro tema , quello delle fonti). Se dovessimo basarci sulle sue qualità previsionali, allora lui stesso avrebbe molto da temere considerati i precedenti. Festa pensa che tutte le illegittimità di cui si dice sicuro essere stato vittima annullino l’obbligo di verità che ha come “politico” nei confronti della città. Perché i piani sono distinti. Potrà anche, nel caso fosse rilevata una illegittimità dei decreti delle intercettazioni non dover più rispondere giudizialmente di quello che gli veniva contestato, ma politicamente ed eticamente ha l’obbligo di chiarire molte cose. Ma ci sono due cose sulle quali, pur comprendendo il senso di rivalsa e rivincita e anche la necessità di fare “ammuina”, proprio non si può accettare il “ragionamento” dell’ ex primo cittadino proposto a Solofra. A partire dai termini che ha usato. Falsità, porcherie, menzogne..così ha definito la narrazione della vicenda giudiziaria avvenuta dal 18 aprile al 18 settembre, dimenticando che proprio per scelta della sua difesa, che ha sempre cortesemente declinato ogni invito ad offrire una valutazione alternativa a quella che risultava dagli atti giudiziari, questa narrazione e’ stata legata ad atti giudiziari che mai hanno anticipato temi e sempre resi noti quando gli indagati erano stati notiziati. Già questo basterebbe a chiudere qui la vicenda. Se non fosse che alcune delle presunte falsità scritte proba bilmente fanno riferimento anche a quanto è emerso dal suo interrogatorio di garanzia (che non penso sia stato manomesso o falsificato dal Gip) reso qualche giorno dopo la prima misura cautelare. E’ forse falso che ha affermato di aver fatto un “pacco” al padre di un candidato al concorso per vigili consegnandogli risposte di un altro concorso? Tra l’altro ieri decantava anche la capacità di fare consenso popolare e non clientelare. Stiamo ancora aspettando di avere una risposta sul famoso “case” del computer, ma siamo certi che non ci arriverà mai. Per quanto riguarda i rapporti tra stampa e Procura, un solo dato serve a smentire di fatto le “visioni” dell’ex sindaco, anche perche’ non possiamo far passare, neanche di fronte all’evidenza di un grossolano luogo comune, che ci siano state pratiche illecite sulla gestione delle fonti. Dal suo insediamento a Palazzo di Giustizia e anche nel caso specifico della doppia misura cautelare per lo stesso Festa, non c’è mai stata una conferenza stampa. In nessun caso e in tre anni e otto mesi di guida dell’attuale Procuratore di Avellino ci sono stati, al netto di comunicati ufficiali, incontri con la stampa per rappresentare operazioni di servizio. Ma non è necessario che assuma una difesa in questo caso non richiesta, perché c’è un’evidenza che consapevolmente o inconsapevolmente ignora solo Festa. Rilevano poco anche le velate “minacce” di querele per diffamazione sulle cose scritte, inveterata abitudine dei manovratori che non vogliono essere disturbati. Infine un dato che è quello che più preme sottolineare. L’ex sindaco di Avellino ha annunciato che ridera’ quando chi ha scritto o prodotto falsità dovrà ingoiare quello che ha fatto. Dimostra di pensare che qualcuno abbia potuto ridere delle sue disgrazie. Qui Festa veramente sbaglia. Nessuno può mai ridere quando una persona viene privata della libertà. E’ sempre una sconfitta, soprattutto quando chi viene privato della liberta’ ricopriva o come nel suo caso aveva ricoperto un incarico pubblico. Nonostante quello che in un mese e’ riuscito a dire lo stesso Festa continueremo a non farlo anche nel futuro. Rida pure, quando e se avverra’ mai, si tratta pur sempre di una questione di stile, uno se non ce l’ha non può darselo, come il coraggio di cui parlava Manzoni. Per chiudere con una nota leggera questo breve scritto, mi sento di dare un consiglio per i prossimi eventi: evitate il caffè, visti gli effetti sarà meglio una camomilla.