Comune e dirigente scolastico scoppia il caso dei locali nel plesso di Via Piave

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PAGO VALLO LAURO- Il Comune “sfratta” la “Benedetto Croce” da uno dei piani del plesso scolastico di Via Piave . Detta così sembrerebbe una campagna di analfabetizzazione scattata all’improvviso a Pago Vallo Lauro e uno sfratto della scuola pubblica in favore dei privati. Ma la vicenda è leggermente più complessa. I locali scolastici fino all’anno scorso ospitavano nel plesso di Via Piave al primo piano gli uffici della dirigenza e della segreteria. Fino a quando dirigenza e segreteria non sono state trasferite altrove. Così l’ente guidato da Antonio Mercogliano, proprietario del plesso che è nel suo patrimonio indisponibile ha deciso di abbattere i costi sostenuti dal Comune per sostenere tre piani dedicati al solo Istituto Comprensivo, destinando il primo piano dello stesso, libero dagli uffici, ad una scuola pubblico privata, con un contatto per sei anni. Alla scuola pubblica sono rimasti, per così dire, duemila metri quadrati più palestra e refettorio. Questo è quanto di pubblico si evince dell’ordinanza di sgombero firmata dal tecnico responsabile del Settore Comunale nei confronti del dirigente scolastico dell’istituto Comprensivo “Croce”, la preside Maria Siniscalchi, che evidentemente quei locali al primo piano non li avrebbe lasciati. E così dal Comune di Pago viene intimato “al Dirigente Scolastico- si legge nell’ordinanza e a chiunque altro vi sia tenuto nella qualità di legale rappresentante dell’Istituto Scolastico “Benedetto Croce” all’immediata liberazione dei locali di cui al primo piano dell’indicato immobile ubicato al viale Piave, mediante riconsegna delle chiavi al Comune proprietario e presa in custodia, previo inventario, degli oggetti residui ivi allocati che, ove di proprietà dell’istituto scolastico, dovranno essere rimossi entro giorni tre dalla notifica della presente”. Anche perché la mancata consegna dei locali farà venire meno le entrate al Comune della locazione da parte dell’altra struttura scolastica. Per cui sempre nell’ordinanza si legge anche che:
“i locali che rimarranno nella disponibilità dell’Istituto Scolastico non possono, in ragione dei maggiori costi e oneri di bilancio, essere utilizzati senza espressa e puntuale autorizzazione per attività di natura extra curriculare comunque denominate. concesso in uso i locali scolastici per attività extra curriculari, né tantomeno è stato portato a conoscenza di eventuali progetti presentati dall’Istituto Scolastico” . Ed inoltre che “i locali del piano rialzato in uso alla scuola, poco meno di mq 2000, sono idonei e sufficienti a ospitare le attività scolastiche e a garantire un livello ottimale dei relativi servizi; i locali in questione, proprio al fine di contenere i costi devono essere utilizzati in un’ottica di risparmio energetico e, tra l’altro, non oltre gli orari di svolgimento delle attività scolastiche curriculari”. Come finirà? Lo chiederemo ai protagonisti di questa vicenda, affinche ogni parte venga ascoltata. Per ora il braccio di ferro, a quanto pare è aperto.