Omicidio Bembo, ecco perche’ i giudici hanno attenuato la misura ai due imputati

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Tribunale_Avellino_Aula

MERCOGLIANO- Incensuratezza, estemporaneita’ della vicenda omicidiaria, colluttazione violenta e contegno nei sei mesi precedenti di sottoposizione agli stessi arresti domiciliari. Sono questi gli elementi che hanno determinato l’ordinanza con cui i magistrati della Corte di Assise di Avellino hanno accolto la richiesta di attenuazione presentati dai penalisti Gaetano Aufiero e Stefano Vozzella nell’interesse di Niko Iannuzzi e Lucamaria Sciarrillo, che presto lasceranno il carcere per essere sottoposti alla misura dei domiciliari. Nelle tre pagine del provvedimento si legge anche di un autore materiale, riferendosi evidentemente alla esclusiva posizione di Niko Iannuzzi, che ha confessato di aver colpito Roberto Bembo più volte. Tutto però fermo restando la gravità indiziaria nei confronti di entrambi gli imputati.
Nell’ordinanza dei magistrati della Corte di Assise si legge in primis che “ferma la gravità degli indizi di colpevolezza già a suo tempo rinvenuti a carico degli imputati nell’interesse dei quali è stata avanzata la richiesta di sostituzione, nei contenuti restituiti dall’istruttoria dibattimentale fin qui espletata; ritenuta altresì persistente il tipo di esigenza posta a base della cautela in vigore, quale desumibile dalla gravità stessa del perpetrato delitto, dal numero di colpi inferti alla vittima e dalla pronta disponibilità del coltello con cui esso è stato commesso” si ritiene che “per far fronte a detta esigenza – in considerazione non solo e non tanto del pur non trascurabile lasso di tempo trascorso in regime di detenzione carceraria ed all’effetto deterrente ad esso naturalmente connesso, quanto piuttosto, anche per via dell’assoluta incensuratezza dell’autore materiale del fatto, della apparente estemporaneità del gesto omicidiario, infatti rivelatosi compiuto in occasione della violenta colluttazione che, occorsa per futili motivi con un altro gruppo di giovani, è repentinamente degenerata, anche in conseguenza dell’attivo contegno tenuto dalla vittima – basti ormai effettivamente la sottoposizione dei giudicabili alla misura degli arresti domiciliari, tanto più se con l’accorgimento indicato dalla loro stessa Difesa, oltre che con lo specifico divieto di comunicazione”.
evidenziato d’altronde come entrambi gli imputati a cui la richiesta si riferisce, prima del ripristino della cautela oggi in vigore, siano rimasti già sottoposti alla misura degli arresti domiciliari per un periodo di
oltre sei mesi, senza affatto incorrere ni alcuna violazione delle relative prescrizioni”. Molto probabile che, nel caso non ci saranno stavolta impugnazioni da parte della Procura, i due imputati arriveranno alla sentenza prevista per l’autunno agli arresti domiciliari.