Processo Bembo, la mamma di Roberto: il mio ergastolo iniziato a gennaio del 2023

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AVELLINO- “Ho perso un figlio di ventuno anni e da allora non vivo piu’, questa è una storia in cui siamo usciti tutti sconfitti. Il mio ergastolo è iniziato a gennaio 2023″. E’ uno dei passaggi chiave dell’esame in aula di Cinzia Tino, la mamma di Roberto Bembo davanti alla Corte di Assise di Avellino, chiamata a ripercorrere quelle ore della serata di Capodanno del 2023 e l’alba con la tragica notizia dell’accoltellamento del figlio. Un racconto drammatico in aula di quella mattina di Capodanno del 2023 di Cinzia Tino, la mamma di Roberto Bembo, il giovane ucciso da alcuni fendenti dopo una lite a Torellli di Mercogliano per cui questa mattina si e’ celebrata una nuova udienza. Non senza interrompere dal pianto il suo racconto rispondendo alle domande del difensore di parte civile, l’avvocato Gerardo Santamaria.”Quando mi e arrivata la telefonata alle 7:15, quella di una ragazza dal telefono di un suo amico, che mi disse piangendo: venite subito al Pronto Soccorso saltai dal letto e gli chiesi se all’ospedale di Avellino o Salerno, perche’ sapevo che era andato ad una festa a Salerno”. E ha continuato: “Quando siamo arrivati al Pronto Soccorso c’erano tutti i suoi amici ho fatto in tempo a vedere solo la barella piena di sangue. Ho incontrato la ragazza che mi aveva chiamato. Poi e’ uscito un chirurgo vascolare che mi disse che aveva una lesione alla carotide, che era stato impressionato dalle coltellate..I medici non ci hanno dato molte speranze. Ma noi non abbiamo mai abbandonato quella speranza. Il medico ci disse che aveva varie tumefazioni e che era stato colpito con un tirapugni”. La donna ha ricordato che la sera della Vigilia di Capodanno “siamo stati a casa dei miei genitori, sapevo che aveva il telefono scarico, l’ultima cosa che Roberto mi aveva detto era che aveva il cellulare scarico”. E ha raccontato anche rispondendo alle domande del penalista Santamaria che “Roberto era il mio primo figlio, viveva con noi, ho altri due figli Jona e di un altro ragazzo di diciassette anni. Roberto non aveva mai avuto problemi con la giustizia, stava svolgendo il servizio civile al Comune di Mercogliano”. E ha anche spiegato come, rispondendo poi alle domande della difesa di Niko Iannuzzi, il penalista Gaetano Aufiero sulla circostanza che avesse ricostruito quanto avvenuto grazie al racconto dei testimoni:
“Non l ho ancora del tutto capito perché si è arrivati ad usare un coltello. Ho sempre rifiutato la violenza fin da quando era piccolo. Mi ero raccomandata dalla sera prima che non era proprio la sera per andare a ballare, ma alla fine era andato tutto tranquillo. Non so di preciso per quali motivi futili. Io avevo a che fare con dei ragazzi di venti anni, che se avessero voluto raccontarmi qualcosa lo avrebbero fatto. La verità la cerco dal Tribunale non dai ragazzi”. In aula ha chiesto di rendere dichiarazioni spontanee anche Niko Iannuzzi, che sarà sottoposto ad esame il prossimo 16 luglio. L’imputato ha rinnovato le sue richieste di scusa.