Il 12 luglio e’ una data che avrà un doppio responso sul procedimento Aste Ok. Non ci sarà solo infatti la decisione dei magistrati della VI Sezione della Corte di Cassazione sul ricorso della Procura Antimafia contro l’ordinanza di remissione degli atti del 27 aprile scorso, ma anche la discussione delle prime impugnazioni proposte davanti al Riesame contro i sequestri bis disposti dalla Dda di Napoli e convalidati dal Gip. Nella stessa mattinata come è noto la Procura Distrettuale Antimafia di Napoli aveva provveduto a delegare ai militari del Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli sia la notifica del dissequestro determinato dalla perdita di efficacia del provvedimento dopo la decisione del Tribunale di Avellino del 27 aprile che il sequestro bis dei beni, eseguito da parte delle Fiamme Gialle di Napoli. Si tratta di un sequestro di beni milionario Il decreto di sequestro emesso dal gip di Napoli su richiesta della Dda (pm Henry John Woodcock e Simona Rossi) riguarda infatti 70 immobili, 26 terreni, 6 società, 3 autoveicoli e quasi 600 mila euro riconducibili al gruppo malavitoso. Nel decreto di sequestro d’urgenza firmato dai pm antimafia Henry Jhon Woodcock e Simona Rossi e convalidato dal Gip del Tribunale di Napoli Federica De Bellis, e’ descritto l’organigramma che per la Procura Antimafia caratterizza il gruppo criminale, che ovviamente ora sara’ al vaglio di altri magistrati per quanto riguarda i sequestri scattati ed eseguiti dai militari delle Fiamme Gialle del Nucleo Pef di Napoli. Per la Dda infatti Galdieri Nicola, Livia Forte, Armando Aprile, Beniamino Pagano. Damiano Genovese, Antonio Barone e Gianluca Formisano (questi ultimi due con il ruolo di concorrenti esterni) avrebbero promosso, costituito e organizzato un’associazione di tipo camorristico ad Avellino e provincia, avvalendosi tutti della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e omertà che ne deriva, hanno dato luogo e hanno partecipato alla suddetta associazione di stampo camorristico promossa, costituita, organizzata e partecipata per commettere, in particolare, un numero indeterminato di delitti di estorsione e di turbata libertà degli incanti (aggravati ex art. 416 bis. cp), consumati, in modo specifico, per acquisire e per assumere il controllo monopolistico inerente alla gestione illecita
delle procedure di esecuzione immobiliare, principalmente espletate in seno al Tribunale di Avellino, mediante violenze e minacce (anche implicite) rivolte sia nei confronti di chiunque (e in particolare di “cordate” di soggetti) intendesse far loro “concorrenza” nella suddetta attività, sia nei confronti dei debitori esecutati e/o terzi interessati alle aste in questione, ottenendo in tal modo ingiusti profitti ed ingiunti vantaggi patrimoniali. Il primo dato che emerge è che oltre ai debitori esecutati, come già emerso nel processo Aste Ok, si aggiungono le “cordate” interessate alle aste, una sorta di competitori del clan nelle procedure giudiziarie.