Aste Ok, Del Grosso: incontrai i De Nardo due mesi dopo l’esame dai Carabinieri

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AVELLINO- Al processo Aste Ok arriva un nuovo colpo di scena. Quello della richiesta di astensione avanzata all’avvio dell’udienza dai penalisti Gaetano Aufiero, Claudio Botti e Roberto Saccomanno nei confronti del Collegio presieduto dal giudice Roberto Melone.

Una richiesta arrivata dopo che nella scorsa udienza c’era stata l’intemperanza in aula della sorella di Modestino Forte, poi deceduto sabato, e al termine dell’udienza il Tribunale aveva deciso di ascoltare in aula gli operatori della pg presenti a garantire la vigilanza.

Una scelta che per le difese determina il venire meno di quella condizione di terzietà del Collegio, parte offesa rispetto al familiare di un imputato. L’atteso esame dell’imputata Livia Forte è saltato, visto che la stessa ha fatto pervenire una rinuncia a comparire. Evidentemente anche alla luce di quanto avvenuto con la morte del fratello.

GLI AVVOCATI AL COLLEGIO: ASTENETEVI

Il penalista Gaetano Aufiero ha preso la parola, solidarizzando in primis con il Collegio per quanto avvenuto nella scorsa udienza, ovvero le intemperanze che sono al vaglio dell’Autorità Giudiziaria da parte di Silvana Forte, che “impongono una una seria riflessione sulla compatibilità del Tribunale rispetto agli imputato . Dopo le condotte a mio avviso in maniera abnorme, quando il Tribunale ha proceduto ad una sorta di escussione a sommarie informazioni del personale in servizio d’ordine”. Per cui sarebbe questo il passaggio che maggiormente rileva sulla incompatibilità del Tribunale.”Non è soltanto la condotta tenuta da quella donna- rileva Aufiero- che è sorella dell imputata Forte Livia. Il problema è quella attività che e’ stata eseguita”.

Rispetto al fatto che il Tribunale ha subito minacce la domanda che si e’ posto il difensore e’ semplice: se sia ancora garantita in questo procedimento la terzietà è imparzialità del Collegio” ovvero se il Tribunale “potrà garantire imparzialità nella valutazione delle dichiarazioni di Forte Livia. Credo che ci siano i presupposti perché il Tribunale ipotizzi una condizione di grave inimicizia, credo che ne ricorrano le condizioni. Per questo motivo invoco una dichiarazione di astensione”. Una richiesta sulla quale anche il penalista Claudio Botti si è visto favorevole, sottolineando come : “l’intervento di Gaetano Aufiero ha restituito dignità alla nostra presenza in questa aula” –

Ammettendo pure che questo per il processo segna un momento di “grande tristezza”. Il penalista che difende l’avvocato Antonio Barone, ha convenuto con il suo collega rispetto al fatto che “esistano le condizioni di grave convenienza” per giungere ad un’astensione. Anche Botti ha stigmatizzato la circostanza delle escussioni del personale d’ordine dopo le intemperanze in aula di Silvana Forte: “Quanto e’ accaduto- sottolinea il penalista- e’ solo l’ennesimo episodio di intolleranza da parte del Tribunale. Ogni qualvolta la difesa ha posto il problema relativo alle udienze ci e’ stato risposto che era un processo di Dda.

Arriviamo all’ultima udienza quando ha tolto la parola a me e agli altri avvocati, arrivando a bacchettarci nell’ordinanza. Lei ha consentito che attraverso un 500 comma 4 sia nata un’ indagine parallela, dove addirittura il Collegio ha appreso la strategia difensiva di alcuni imputati. Il dottor Woodcock ha cercato di avere un ruolo di grande moderazione. Svolgo questa professione da 40 anni e ho assistito ad un’attività che più che abnorme mi e’ apparsa come un’ esperienza surreale. Tre persone offese che hanno effettuato una semidirettissima.

Tre persone che allegano questo verbale a quello di udienza, invitando il pm a fare osservazioni. Lo dico con molta amarezza. Il Tribunale rimetta gli atti alla Corte di Appello di Napoli per valutare se fosse possibile che questo collegio possa continuare”. E ha concluso ribadendo il ringraziamento all’avvocato Aufiero: “che restituisce dignità e futuro alla nostra professione”.

Infine ha preso la parola il penalista Roberto Saccomanno, difensore sia di Livia Forte, che del defunto Modestino Forte. Un intervento molto duro anche il suo: “L’ abnormita di quanto è avvenuto non si potrà risolvere utilizzando il disposto dell’ art.470 CPP- ha spiegato Saccomanno- che regola la disciplina di udienza. Questo riguarda ciò che accade durante l’ istruttoria. Gli accadimenti sono avvenuti quando l’ udienza era sospesa. L’ attività posta in essere dal Tribunale assumendo a sommarie informazioni i testimoni, esula all’art.470″. Motivo per cui il difensore di Livia Forte si chiede: ” con quale serenità di giudizio e valutazione voi sarete un domani in camera di consiglio a valutare Forte Livia. Voi non dovete soltanto essere ma anche apparire imparziali.

In questo procedimento avete manifestato in plurime occasioni la vostra insofferenza . Mi rendo conto che non vedete l’ora di finire questo processo e che avete già deciso tutto. Questo processo lo avete già deciso, deve terminare il prima possibile”. A sostegno di questa dura valutazione Saccomanno ha ricordato come tutto sia avvenuto : “stravolgendo il calendario” e ritenendo ” la difesa un intralcio”. E ha ribadito: “Con quali serenità valuterete le dichiarazioni di Forte Livia, che ha intenzione di rendere l’esame. Mi chiedi Voi come farete a valutare in modo sereno. Mi sembra di tutta evidenza che ci siano ragioni di opportunità per ripristinare un clima di democratica partecipazione a questo processo”. Ha chiuso il suo intervento ricordando che “il Tribunale non deve mai mancare di rispetto alla funzione costituzionalmente garantita della difesa”.

Al pm antimafia Henry Jhon Woodcock un ruolo di “mediazione”, anzi come lo stesso Botti ha riferito nel suo intervento, di “cuscinetto” nel confronto. E’ stato proprio il magistrato a sottolineare come relativamente alla vicenda delle intemperanze in aula non si potesse ritenere esistente una condizione di intervenuta mancanza di serenità per il Collegio. Anche perché l’eventuale astensione per una intemperanza in aula sarebbe diventata un’arma legale per orientare alla scelta dei collegi nei processi.

Il pm antimafia ha anche citato una frase di Beccaria che Ennio Amodio ha scelto per introdurre “L’ estetica del processo”. Quella in cui tutte la parti fanno il loro ruolo, con veemenza ma quando si varca la soglia dell’udienza c’e’ sempre il massimo rispetto. La citazione e’ questa: “Le forme danno l’ idea al popolo di un giudizio non tumultuoso o interessato, ma stabile e regolare”. Alla fine, dopo una breve camera di consiglio il Tribunale ha rigettato l’invito ad astenersi degli avvocati e disposto di andare oltre.

DEL GROSSO: CON I DE NARDO CI VEDEMMO A GIUGNO

In aula, dopo che il Tribunale ha rigettato la richiesta di astensione rappresentata dai legali e’ stato ascoltato l’avvocato Alessandro Del Grosso, che ha rappresentato al Collegio di essere stato già sentito dal pm antimafia Woodcock nel procedimento parallelo per la presunta ipotesi di corruzione in atti giudiziari. Un esame che era stato richiesto dalla pm antimafia Anna Frasca. Il magistrato ha chiesto a Del Grosso di rappresentare brevemente i rapporti con De Nardo Ciriaco e Caterina: “I rapporti con Ciriaco De Nardo risalgono a circa 18 anni per una ditta di pelli e circa 5 processi fino al 2013/2014 . Per i fatti che riguardano questo procedimento ho avuto contatti anche con Caterina nel mese di marzo/ aprile 2021 per quello che interessava l’acquisto di un opificio all’asta.

La prima volta che ho incontrato Caterina De Nardo per alcuni documenti relativi ad un opificio. Mi avevano chiesto l’ istanza di vendita di questo bene. Visto che avevano versato un ingente somma all’ Arca di Noe, circa 180mila euro. Il 13 aprile del 2021 avevo fatto questa richiesta al custode giudiziario. In questa istanza allegato delle fatture e altre relative allo smaltimento dei rifiuti. Anche una somma che già avevano sostenuto riferita allo smaltimento dei rifiuti già presenti”. Del Grosso ha tenuto a sottolineare che l’attività è antecedente all’escussione presso il Comando Provinciale di Avellino di padre e figlia, nell’insieme degli elementi anche nel procedimento parallelo non si tratta di un particolare di poco conto: “Questo una settimana prima dell’escussione ai Carabinieri”. Ma è proprio Woodcock ad introdurre un nuovo tema. La ulteriore richiesta di somme da scorporare che il 28 maggio si aggiunge a quella del 13 aprile per una somma di 13mila euro.

“C’è una seconda comunicazione-spiega Del Grosso- quella del 28 maggio inviata al dottore Franzese nella quale faccio presente che avevano sostenuto una spesa di 13 mila euro ma per come da loro rappresentato anche altri costi sempre legati ai rifiuti”. E il pm antimafia chiede: Perché po dopo piu ‘ di un mese compare questa ulteriore richiesta di scorporo di 20mila euro che non vengono conteggiati in prima istanza. Come mai nella prima istanza non parla dei 20mila euro? Da dove escono?”.

“Me lo hanno rappresentato loro” ha spiegato il professionista. Sulla vicenda opificio, sempre rispondendo alle domande del pm antimafia e documenti alla mano, Del Grosso ha escluso di aver mai fatto sopralluoghi e precisato che non aveva chiesto documentazione relativa allo scorporo ulteriore di ventimila euro. Anche perché con “una pec del 3 giugno che inviai al dottore Franzese in cui viene rappresentata che faceva intendere di non essere interessato allo scorporo delle somme, perché da amministratore giudiziario era interessato alla vendita. In buona sostanza non c’era stato nessuno scorporo, perché erano costi che non riguardavano la vendita”.

Del Grosso ha anche chiarito di essersi è occupato di questa vicenda dino al rogito notarile nell’ottobre del 2021″. Proprio in riferimento alla stipula dell’atto, Del Grosso chiarisce un altro aspetto: “Ad un certo punto dice De Nardo Coriaco: me li faccio prestare”. Il fatto era dovuto alla completa esposizione dei De Nardo per versare la prima parte dell’acquisto e dunque una crisi di liquidità..C’è il secondo aspetto della vicenda, quello legato all’escussione di padre e figlia dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino nell’aprile del 2021.Lei ricorda se i De Nardo vennero e quando? Chiede il pm antimafia al teste: “I De Nardo sono venuti al mio studio in data 19 giugno 2021, ossia due mesi dopo essere stati escussi dai Carabinieri” ha chiarito Del Grosso.

E Woodcock ha continuato su questo aspetto: :Il 19 aprile ha avuto un contatto era accaduto qualcosa? “Loro in pratica mi chiamarono, non ricorso se il 18 o il 19. Mi disse de Nardo che era accaduto un fatto brutto dai Carabinieri e che gli era stato detto che gli avrebbero dovuto portare delle carte, usò un termine “fascicoletto”. Mi chiamò dopo un mese per parlare di cose private e dell istanza presso l’amministratore giudiziario e mi disse che non gli era stato ancora inviato nulla..”. Quando arriva il contatto con i De Nardo? “In data 16 giugno-spiega Del Grosso- per fortuna ho recuperato tutta la chat, Caterina De Nardo mi contatta”. Arriva l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare e allora i De Nardo si fanno vivi. Ricordo che prima dell estate fui contattato da De Nardo che mi chiese di incontrarmi con urgenza”.

Woodcock qui piazza la prima domanda su quanto avvenuto. Le ha mai detto che erano false le dichiarazioni rese ai Carabinieri? “No. Mi ha riportato semplicemente l’ ipotesi del doppio verbale. Mi ha detto che dopo che stavano andando via era stato richiamato perché doveva firmare un altro verbale.. inizialmente rappresentandomi che non gli sembrava normale che nonostante fosse stata convocata la figlia Valentina, non si spiegavano perchè avessero sentito l’altra figlia, Caterina.

Ricordo che si duolevano del fatto che la figlia era stata ascoltata per un’ora e mezza..”. E poi ha continuato: “Ha avuto altri rapporti con i De Nardo? Sa che sono stati sentiti dal difensore di Formisano?”.

” Lo so- ha spiegato Del Grosso- anche perché il difensore di Formisano mi rappresentò che avrebbe effettuato un atto istruttorio difensivo. Per cui ovviamente non ho presenziato. Naturalmente non ho alcun impegno e nessuna attività in merito, per cui faccia le sue indagini difensive”. Su De Nardo, ha aggiunto Del Grosso: “Non si è mai lamentato di quello che aveva detto a verbale- ha spiegato l’ avvocato- perché immagino, conoscendolo che avesse detto la verità”. Ha continuato il pm antimafia: “Le chiedo se Ciriaco De Nardo quando le ha raccontato di avere detto di aver negato che Formisano le avesse detto di aver dato soldi” chiede il pm antimafia: “No. Non mi ha detto cosa ha detto ai Carabinieri”.

Anche il difensore di Formisano, l’avvocato Carlo Taormina ha chiesto se Ciriaco De Nardo avesse riferito ai Carabinieri di aver dato soldi al Formisano”. E l’avvocato ha chiarito ulterirormente: “Mi perdoni, non mi ha detto nulla. Della vicenda non me ne ha parlato. De Nardo non ha mai detto che il verbale fosse falso. Diversamente da quanto invece aveva riferito Caterina De Nardo: “Caterina ha parlato sempre del padre. Quando dissi veniamo a lei, mi racconto’ i fatti e in lacrime non si spiegava perché era stata trattata in quella maniera. Lei quel giorno aveva la febbre e non capiva perche’ fosse stata trattata in quel modo. Alla fine in lacrime dicendo: avevo anche la febbre. Firmo qualsiasi cosa purché mi mandate via. Aveva subito più che altro una pressione psicologica”.

La prossima udienza, quella nella quale sarà sentita Livia Forte si svolgerà il 24 gennaio.