Clan Pagnozzi, il Riesame conferma l’accusa di associazione: cade quella di droga ed estorsione

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SAN MARTINO VALLE CAUDINA- Regge anche davanti al Tribunale della Liberta’ di Napoli l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso contestata a tre presunti esponenti del Clan Pagnozzi coinvolti nel recente blitz dei Carabinieri coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. I magistrati della Decima Sezione del Tribunale del Riesame di Napoli hanno rigettato il ricorso presentato nell’interesse dei tre irpini finiti in carcere nell’ ambito del blitz dei Carabinieri del Comando Provinciale di Benevento e della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli contro il cartello di gruppi legato al clan egemone nella Valle Caudina che avrebbe imposto il controllo su una fascia di comuni della provincia di Avellino e Benevento. La discussione dell’istanza presentata dall’avvocato Valeria Verrusio per Clemente Rinaldo, figlio del presunto boss Fiore Clemente e per il cognato Umberto Vitagliano, detto o geometra. Per Clemente Fiore cade il reato fine di concorso in un’estorsione. Anche per il figlio Clemente Rinaldo annullata la misura cautelare per l’imputazione legata all’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio (l’articolo 74) Tutti e tre hanno offerto al Gip Vinetti la loro versione dei fatti. A partire da Vitagliano, che avrebbe negato di aver mai avuto contatti con esponenti del sodalizio e in particolare di conoscere i giovani dei comuni di Moiano, Airola e degli altri comuni della Valle Caudina che avrebbero fatto parte del presunto sodalizio disarticolato dal blitz di due giorni fa. I suoi contatti, per questioni familiari erano solo quelli con il cognato Clemente Fiore ed il nipote Clemente Rinaldo. Ma si trattava di contatti sporadici e senza nessun legame criminale. Clemente Rinaldo invece non ha negato di conoscere parte dei soggetti coinvolti nel blitz, specificando però che non si trattasse di contatti di natura criminale e soprattutto negando la sua partecipazione al presunto clan. Il contatto era riferito e limitato solo alla circostanza che in quel periodo, ovvero tra il 2018 e il 2021, era impegnato sul territorio come rappresentante di prodotti alimentari. Lo stesso Clemente Fiore avrebbe negato ogni addebito. La sua è definita una figura egemone nell’ambito del sodalizio, anche di riferimento per tutto il cartello criminale che tra il 2018 e il 2021 avrebbe imposto sul territorio la sua supremazia in vari settori della vita economica e pubblica. Molto probabile che anche in questo caso, la prima valutazione sul materiale probatorio raccolto dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Montesarchio coordinati dai pm antimafia Vincenzo Ranieri e Luigi Landolfi, i magistrati che hanno firmato insieme all’attuale Procuratore Aggiunto di Avellino e all’epoca dei fatti ancora alla Dda di Napoli Francesco Raffaele, le misure cautelari concesse dal Gip del Tribunale di Napoli. Ora si attende il deposito delle motivazioni del Tribunale del Riesame per proporre eventuali impugnazioni in Cassazione.