Processo clan Graziano, l’investigatore in aula: così ne bloccammo la rinascita

0
2389

AVELLINO- “Così abbiamo bloccato la rinascita del clan Graziano, un patto che ha coinvolto due gruppi sulle estorsioni per riempire il vuoto di potere criminale nel Vallo di Lauro”.

Questo in sintesi quello che è emerso dalla lunga escussione di uno dei principali investigatori impegnato nelle indagini chiuse con gli arresti dell’agosto 2019. Il processo al “Nuovo Clan Graziano”, il gotha del gruppo quindicese che secondo le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino si sarebbe riorganizzato dopo le scarcerazione “eccellenti” a fine 2017 di Fiore e Salvatore Graziano, figli del defunto boss Arturo, che avevano stretto un patto per gestire il racket e il condizionamento delle attività politiche ed economiche nel Vallo di Lauro con Antonio Mazzocchi, l’ex poliziotto cognato di Adriano Sebastiano Graziano (estraneo a questa organizzazione).

Tutti e tre sono stati infatti indicati dalle indagini dei pm Antimafia, Simona Rossi e Luigi Landolfi, come promotori e organizzatori del gruppo, disarticolato da un blitz scattato nell’agosto 2019, per frenare una probabile ripresa della faida con il clan avversario dei Cava (dalle intercettazioni ambientali e tramite trojan dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Avellino erano emersi tentativi da parte di Mazzocchi di organizzare un agguato ai danni di Salvatore Cava jr, scarcerato nel maggio 2019).

Sono quattro gli imputati davanti al collegio presieduto dal giudice Gian Piero Scarlato che devono rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso, difesi dai penalisti Raffaele Bizzarro e Sabato Graziano.

IL LUOGOTENENTE: TENSIONI DOPO LE SCARCERAZIONI NEL CLAN CAVA
In aula questa mattina è comparso il luogotenente già in servizio presso il Nucleo Investigativo, che ha condotto le indagini sulle estorsioni e sull’associazione. Il pm antimafia Luigi Landolfi ha depositato un dischetto con le sentenze relative al clan “per cui oggi si procede, il verbale di arresto di Rega Lodovico in cui era stato rinvenuto un fucile e alcune informative. Una relazione di servizio dei Carabinieri della stazione di Quindici del 25 dicembre 2018”.

In aula il lungo esame del luogotenente che ha coordinato le indagini del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino ed ha condotto ben tre indagini negli ultimi anni sul clan quindicese. L’esame del pm Landolfi si è aperto proprio sulla genesi delle attività che hanno portato al processo: “Premetto che il Nucleo Investigativo di Avellino ha sempre attenzionato l’area del Vallo di Lauro per la risaputa presenza criminale sul territorio. L’indagine comprende un periodo che va dal marzo 2016 fino all agosto 2019. Ma avevamo già un segnale della presenza inquietante di tensioni in quel territorio a partire dal tentato omicidio di Giulio Maffettone, personaggio di spicco del clan Cava, avvenuto nel 2014.

Avevamo avuto un’azione così eclatante e da lì avevamo iniziato ad interessarci alle dinamiche criminali relative al clan Graziano. In quel periodo non erano presenti sul territorio sia Cava Biagio che suo figlio Salvatore. C’era un vuoto di personaggi carismatici nell’organizzazione criminale , quello in cui si sono mossi soggetti del clan Graziano che hanno cercato di superare anche vecchi contrasti familiari per imporre la supremazia sul territorio. Abbiamo accertato che questa attività si è estrinsecata attraverso l’azione estorsiva per cui è stata ottenuta ordinanza di custodia cautelare. Proprio nel corso delle indagini ci sono stati questi episodi per cui c’e’ stata la misura cautelare”.

Proprio dalle indagini sul delitto avvenuto nel marzo 2016, ha spiegato il luogotenente: “acquisimmo elementi anche testimoniali che riferivano di un anomala vicinanza tra la famiglia Vitale e i Graziano. Anomala perchè in passato c’erano stati rapporti alterni e ora si registravano questi nuovi rapporti. Dal 2016 abbiamo accertato che i Vitale si erano avvicinati alla famiglia Graziano”. Colella ha anche spiegato che storicamente il clan Graziano non era mai stato costituito da un solo gruppo: “In passato mi ero già occupato del Clan Graziano. Si può dire che il clan Graziano era diviso in tre gruppi, uno quello di Graziano Felice, poi divenuto collaboratore, un altro gruppo era quello di Adriano Graziano, detto “o professore” e poi ci sono ” quelli di Bosagro” indicando il gruppo di Graziano Fiore e Salvatore..”.

Cosa era avvenuto: “Sotto il profilo delle attività criminali si era coalizzato il gruppo di Graziano Fiore e Salvatore con Mazzocchi Antonio, mentre per quanto riguarda Graziano Adriano Sebastiano assistiamo ad una posizione defilata. Per quanto riguarda il profilo della faida abbiamo assistito a propositi di vendetta contro i Cava da parte di Graziano Rosaria e di Mazzocchi. La famiglia di Graziano Arturo era sempre un passo indietro nel corso della faida rispetto ai gruppi di Felice e Adriano. La ragione sta nel fatto in che nell’ambito della faida Mazzocchi Antonio e Graziano Rosaria c’erano stati lutti di persone vicine. Mazzocchi aveva perso il padre ucciso nell’ambito della faida, estraneo al contesto criminale. Rosaria aveva perso il fratello.

Cosi quando dovevano commettere episodi estorsivi c’era un accordo, diverso invece il contesto della faida”. Il magistrato ha anche chiesto quali fossero stati gli episodi sintomatici di questa operatività del clan Graziano: “Per quanto riguarda l’ operatività del clan Graziano faccio riferimento a quanto avvenuto ai danni di Donnarumma Patrizio. C’è stata un attività di intercettazione a carico di Donnarumma Patrizio e una relazione di servizio dei Carabinieri della Stazione di Quindici. L’intercettazione del 6 febbraio 2018 sull’utenza di Patrizio Donnarumma in cui confida ad un familiare delle problematiche e della lite avuta con i familiari.

Poi c’è un’ intercettazione in cui si fa riferimento alle dinamiche e all’autore dell’ aggressione. Donnarumma Patrizio successivamente ha subito un atto intimidatorio, l’autovettura che era monitorate era saltata in aria. Anche questo elemento ci portò poi a far capire che c’era qualche disaffezione o qualche nuovo equilibrio relativo a questo gruppo del clan Graziano”. Il sottufficiale dell’Arma ha raccontato che “ci fu un altra aggressione che era molto emblematica, quella capitata ad un imprenditore di Quindici nel marzo del 2017 che era stato picchiato violentemente da Mazzocchi Antonio. Facemmo un’attività di conferma proprio dallo stesso”. C’è stata qualche scarcerazione che ha attirato la vostra attenzione o risse che hanno attirato? ha continuato nel suo esame il pm Landolfi: “Una accelerazione alle indagini e stata data proprio dalla scarcerazione di Cava Biagio avvenuta nel settembre del 2017.

Si tratta di uno degli esponenti che ha avuto le maggiori perdite. Poi è stato scarcerato il figlio di Cava Biagio, Salvatore, il 23 maggio 2019. In questo breve arco di tempo vediamo una fibrillazione notevole da parte di Graziano Rosaria e Mazzocchi Antonio che si preoccupano di capire se Cava Biagio uscisse sul balcone, se effettivamente era ammalato, perché era stato sottoposto agli arresti per gravi motivi di salute. Mazzocchi si attiva per sapere notizie possibili su quanti movimenti facesse.

In questo breve frangente di due o tre mesi c’è stata una forte accelerazione”. Stesso clima nel maggio del 2019: ” Un po di più di fibrillazione per la scarcerazione di Cava Salvatore-spiega il luogotenente – perché non aveva limitazioni fisiche, se non la sorveglianza a cui si era sottratto. Questo elemento, la latitanza aveva messo in agitazione ancora di più Graziano Rosaria e Mazzocchi. Facevano delle ipotesi su dove e come colpire. Graziano Rosaria nel momento più critico di questa contrapposizione aveva tentato di ricompattare la famiglia Graziano contro il nemico”.

Il luogotenente racconta anche di un altro episodio di tensione che aveva scandito la vigilia della scarcerazione di Salvatore Cava, quello avvenuto nella piazza di Quindici a Carnevale del 2019: “L’ episodio del 3 marzo 2019 nel comune di Quindici nel corso del Carnevale, avviene una rissa tra personaggi del clan Graziano ed esponenti del clan Cava e quindi l’ amministrazione comunale e il sindaco, anche in considerazione del significato di questa vicenda emana un’ordinanza di sospensione dei festeggiamenti per motivi di ordine pubblico. Un episodio particolarmente allarmante per cui si era sospeso il carnevale. Le attività di intercettazioni facevano emergere che i Graziano e anche i Cava prima o poi avrebbero dovuto compiere qualche azione. I Graziano ipotizzavano che i Cava avrebbero reagito. Ci sono varie intercettazioni tra Graziano Rosaria e Mazzocchi. Numerosi partecipanti alla rissa sono stati identificati ed erano tutti appartenenti alle due famiglie”.

IL CONTROESAME DELLE DIFESE
La difesa, gli avvocati Raffaele Bizzarro e Sabato Graziano hanno puntato molto sull’assenza di contatti tra i presunti sodali e con i Vitale e sulla mancanza di fatti eclatanti nonostante le tensioni. “Abbiamo delle videoregistrazioni in cui viene documentata la presenza di Vitale sia a Bosagro che presso il negozio di Graziano Rosaria. In particolare una vettura Giulietta e’ stata filmata davanti alla villa dei Graziano a Bosagro”. Risponde all’avvocato Bizzarro il luogotenente sulla esistenza di documenti che attestino i rapporti tra i partecipanti alla presunta associazione. E lo ha incalzato su quella che ha definito una dicotomia relativa all’alleanza per le estorsioni e non per la faida: “Graziano Fiore e Salvatore si riavvicinano con Mazzocchi Antonio e altri soggetti per attività estorsive. Mazzocchi e Graziano Rosaria che hanno tentato di coinvolgere anche Graziano Adriano Sebastiano che era rimasto un passo indietro. Cosa per cui Mazzocchi aveva rotto con il cognato, come emerge da un’intercettazione, da più di un anno e mezzo”. Bizzarro ha anche chiesto per le presunte fibrillazioni per uscita di Cava Biagio qual è la condotta per Graziano Adriano Sebastiano? “Nessuna in modo esplicito. Mazzocchi e Graziano Rosaria si lamentavano per questa mancata azione”
E ha ancora chiarito il luogotenente: “Non e’ stata fatta un’associazione finalizzata alla faida lo è stata fatta per le estorsioni”.

Ha registrato la presenza dei Vitale nei pressi del negozio di Graziano Rosaria? Ha chiesto al sottufficiale dell’Arma l’avvocato Sabato Graziano. “Viene documentato sa una relazione di servizio dei Carabinieri di Quindici” ha precisato il luogotenente.
Sapete se il figlio di Vitale aveva frequentazioni con la figlia di Mazzocchi? ha continuato il difensore: “Non lo posso escludere”. Avete registrato frequentazioni tra Graziano e Mazzocchi :”No perché erano entrambi sorvegliati speciali”. La.villa di Graziano Fiore e Salvatore era monitorata, cosa e’ emerso? “Sapendo che lo sapevano perchè alcune telefoniche le hanno tolte per cui avevamo questi sistema per stimolarli ad uscire. Noi notavamo i movimenti di Graziano Fiore e Salvatore, spesso l’ uscita di Graziano Salvatore con il cane che era compatibile con il dato del GPS degli spostamenti di Mazzocchi accompagnato da un nipote”. Anche Mazzocchi era sorvegliato speciale, le risulta che sia mai stato denunciato per la violazione? Si è allontanato dal comune di Lauro? Il luogotenente ha chiarito che non ci sono state denunce. Numerose anche le domande da parte del presidente del collegio Gianpiero Scarlato, in particolare sugli eventi criminosi e sulle attività tipiche di un’associazione a delinquere.

GRAZIANO IN AULA: USCIVO PER CERCARE FUNGHI E LAVORARE IN CAMPAGNA
Graziano Salvatore ha reso una brevissima dichiarazione nella quale smentendo che presso la sua abitazione si fossero recati i Vitale, in particolare Vitale Luigi: “La macchina del Vitale era in uso a suo zio – ha spiegato Graziano – Un altro caso quando il luogotenente dice che uscivo tutti i giorni, non dice che sì, uscivo dalle sei per andare a lavorare in una proprietà in montagna di mio nonno e per cercare i funghi. Nel mio profilo Facebook ci sono delle foto in cui trovavo i porcini o andavo in montagna e non andavo ad incontrare qualcuno come diceva il luogotenente”.

Il 20 febbraio ci sarà la prossima udienza con la citazione di Felice Graziano Felice collaboratore di giustizia e l’imprenditore aggredito.