Il giallo di Prata. “Ci sono persone che sanno e che vanno messe sotto torchio, è ora di farlo”

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Faccia a faccia questa mattina tra l’avvocato Nicodemo Gentile ed i carabinieri del reparto operativo di Avellino. Al centro, il caso di Domenico Manzo, scomparso da Prata Principato Ultra la sera dell’8 gennaio del 2021.

“Nonostante le evidenti difficoltà, gli investigatori non alzano bandiera bianca e questo ci lascia ben sperare. Ne verremo a capo di questa intricata matassa”, spiega Gentile. “C’è ovviamente bisogno di ulteriori sforzi da parte della Procura. Putroppo, inoltre, i nostri ripetuti appelli a collaborare non sono stati recepiti”. Il presidente dell’associazione “Penelope” si riferisce al fatto che i cittadini di Prata non si sono dimostrati molto collaborativi sul caso.

“Noi siamo convinti che c’è comunque materia per poter chiudere le indagini e fare un processo per omicidio. Attualmente, il capo di imputazione è ancora sequestro di persona. Abbiamo parlato anche di questo, abbiamo detto la nostra, le indagini possono chiudersi qui, perché anche senza un cadavere, ormai è chiaro che la giurisprudenza si orienti sulla possibilità di un processo senza un corpo”.

Perché sarebbe stato ucciso Domenico Manzo? Per l’avvocato Gentile, non ci sono dubbi: “La sera dell’8 gennaio 2021 ci fu, in casa di Mimì, un uso massiccio di stupefacenti. A questo, bisogna aggiungere che già da tempo l’uomo era insofferente verso alcune frequentazioni dei figli. Le carte lo dicono con forza. I comportamenti di quella serata sono stati la scintilla. Qualcosa infastidisce Mimì, che esce di casa, e poi qualcosa è successo”.

A causa delle tante, troppe omertà anche degli stessi indagati, manca un pezzo importante per ricostruire quella maledetta sera. “Manca la parte della dinamica omicidiaria, cosa è successo, su quale macchina è salito Mimì, dove è stato portato. Ci sono tanti sospetti seri, però i sospetti nel vocabolario del processo rimangono sospetti”.

Ma proprio per provare a ricostruire ulteriormente il complicatissimo puzzle, l’avvocato Gentile e l’avvocato Renna, anche alla luce dell’incontro di stamane, chiedono agli inquirenti che vengano interrogate altre persone, da loro ben individuate ed i cui nomi sono ben conosciuti da chi conduce le indagini, perché dalla loro escussione, potrebbero emergere elementi molto utili.