Schietto e sincero, Matteo Patti parla del momento buio che sta passando l’Avellino e non risparmia critiche alla squadra. Il 25enne siciliano, che al termine della debacle in terra calabra è stato uno dei giocatori che ha colloquiato con i tifosi, analizza un pokerissimo di gare in cui è stato raccolto, poco – quasi nulla – per l’obiettivo prefissato. La sconfitta subita con l’Hinterreggio, che non è di certo una corazzata costruita per ammazzare il campionato, non è facile da digerire: “I tifosi hanno ragione – afferma il calciatore siciliano- fanno bene a contestarci. Sono arrivati in Calabria per vedere una prova indecorosa da parte nostra. Pagano il biglietto per vedere la propria squadra perdere in modo raccapricciante. Hanno ragione ad essere arrabbiati. Abbiamo offerto una prestazione orribile, specialmente nel secondo tempo. Se fossi stato anche io sugli spalti avrei avuto la stessa reazione. Io prima che calciatore mi sento sostenitore, vengo dalla Curva e quindi so con quale spirito quelle persone sono andate via”.
Il mea culpa e le stilettate giuste da parte dell’ex Manfredonia e Cosenza non terminano perché lui, come ha ribadito sin dall’inizio, ha scommesso sull’Avellino rinunciando ai professionisti per venire in Irpinia a vincere. E a chi pensa che ci sia ancora da attendere il vero lupo risponde: “A mio avviso non c’è più niente da aspettare, ci sono dei grossi limiti. Piuttosto bisogna accettare con serenità ed umiltà le disapprovazioni, perché siamo tutti sotto giudizio, tutti sotto esame. Nessuno escluso”.
Valutando il complesso delle cinque gare, cosa è mancato in maniera particolare? Quali sono stati gli errori più grandi commessi dalla squadra?
“Nel gioco del calcio penso che i ritmi, la voglia, la passione siano cose fondamentali. Ciò ad oggi non c’è stato”.
Cosa serve per voltare pagina?
“Dobbiamo cambiare tutto, dal modo di allenarci alla strategia in campo. Rispettando le decisioni del mister. Soprattutto da parte di noi over ci vuole maggiore spirito di sacrificio. Senza pensare al nostro personale passato calcistico. La realtà dice che siamo in D e in questa categoria non serve fare i fenomeni, ma soltanto tanta legna e spirito di sacrificio”.
Finalmente qualcuno che prova a spronare un gruppo che per valori può dare di più, ma che soprattutto ha il dovere, per l’importanza di una casacca come quelle biancoverde, di regalare uno spettacolo diverso. Occorre svegliarsi subito per lasciare questa ‘classe’… Chissà se il gruppo ha recepito il messaggio! (di Sabino Giannattasio)
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