Raid in carcere, rigettato il ricorso di uno degli agenti penitenziari indagati

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I magistrati della V Sezione Penale della Cassazione hanno rigettato la richiesta di annullamento dell’ordinanza del Tribunale del Riesame di Napoli nei confronti di uno degli agenti della Polizia Penitenziaria accusato di aver agevolato la spedizione punitiva nei confronti di un detenuto dell’ Alta Sicurezza del penitenziario di Bellizzi Irpino. Si tratta del ricorso presentato dalla difesa di Giuseppe Iovine, l’avvocato Gaetano Aufiero, per sollecitare l’annullamento del provvedimento del Tribunale della Libertà di Napoli. Lo stesso Iovine però nelle settimane scorse aveva ottenuto l’attenuazione della misura cautelare nei suoi confronti. Lo stesso Gip del Tribunale di Avellino Fabrizio Ciccone, il magistrato che aveva emesso la misura, il 22 marzo scorso ha revocato gli arresti domiciliari nei confronti di Giuseppe Iovine, uno dei tre agenti in servizio nel carcere di Bellizzi Irpino finito agli arresti domiciliari per falso, imponendo l’obbligo di dimora. La Procura di Avellino aveva espresso parere contrario alla revoca. Il Gip, proprio alla luce del periodo di custodia cautelare già sofferto dall’agente ai domiciliari e in considerazione del fatto che è sospeso dal servizio, ha accolto la richiesta.

LA VICENDA
Una vera e propria spedizione punitiva in carcere, nel Reparto dell’Alta Sicurezza, dove quattro detenuti (due esponenti della criminalità organizzata del Vallo e del Baianese e due napoletani) una volta introdottisi nella cella di un detenuto originario di Foggia, grazie all’aiuto di tre agenti della Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Bellizzi Irpino, lo avevano colpito ai fianchi e alla testa usando anche un pezzo di specchio. Tutto con la “sorveglianza” degli stessi agenti, che avrebbero consentito ai quattro detenuti di accedere alla cella numero 1 della Sezione ed eseguire la spedizione punitiva. Il fatto avvenuto il 9 marzo 2022, nella tarda mattinata. A dare ancora piu’ gravita’ alla vicenda, anche la circostanza che nonostante le urla e le richieste di aiuto del detenuto, dopo che uno degli agenti aveva chiuso il blindato a seguito del pestaggio, le lesioni al detenuto erano state scoperte solo il giorno successivo. Dalla visita medica emergono lesioni per quindici giorni. Dalla segnalazione del comandante del Reparto scatta l’inchiesta della Procura di Avellino, quella coordinata dai pm Vincenzo D’Onofrio e Vincenzo Toscano e condotta dai militari del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino e dalla stessa Polizia Penitenziaria, approdato alla misura cautelare per falso ideologico e alla contestazione del concorso in lesioni aggravato dall’abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti alla funzione di servizio pubblico. E’ attesa ora la chiusura delle indagini preliminari da parte della Procura di Avellino.