Mafie, il colonnello Bramati a Lauro: i clan si sconfiggono nelle scuole

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LAURO- La mafia si sconfigge nelle scuole. E’ il messaggio che il comandante provinciale dei Carabinieri di Avellino, il colonnello Luigi Bramati, ha voluto consegnare ai ragazzi dell’Isis Nobile Amundsen di Lauro, che questa mattina hanno partecipato all’iniziativa organizzata dalla Pro Loco di Taurano e dal loro istituto nella Chiesa Madre di Lauro, in occasione della giornata nazionale in ricordo delle vittime innocenti delle Mafie.

Il colonnello Bramati ha voluto ricordare ai ragazzi quello che già quaranta anni fa sosteneva colui che ha definito un modello, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il comandante provinciale dell’Arma ha scelto proprio il Vallo di Lauro in una giornata significativa nella memoria e nell’impegno contro le mafie. Nella chiesa madre di Lauro ci sono anche il comandante della Compagnia di Baiano, Antonio Antonazzo Panico e il comandante della stazione di Lauro, Scafuri.

Presente anche il luogotenente Luciano Fasolino, comandante della Tenenza delle Fiamme Gialle di Baiano. Presenti solo due sindaci, le fasce tricolori di Taurano, Salvatore Maffettone e di Moschiano, Rosario Addeo: “Queste occasioni non vanno mai perse in generale dalle istituzioni- ha esordito il colonnello Bramati nel suo intervento- in modo particolare per la mia. Si dice che noi facciamo attività di repressione. Posso dire che a me non piace questa parola? . Preferisco dire che noi facciamo attività di contrasto, curiamo se possibile. Siamo la medicina di una piccola parte della medicina per contrastare quel male che è la criminalità organizzata. Però alle volte è necessario un ponte per giungere non solo alla parte negativa della società, cioè i criminali, ma a quella buona: cioè voi.

Queste occasioni sono sempre importanti, anzi sono necessarie, perchè alle volte può capitare che il nostro messaggio si limiti alla notizia sui media di un arresto o di una condanna. Non è solo questo. Noi come Arma dei Carabinieri e le altre forze dell’ordine siamo in mezzo alla comunità che serviamo, ne siamo parte. Siamo noi stessi che ci mettiamo tutto il cuore. Non sono di Avellino, ma sono qui da tre anni e mi sento irpino, perchè con il mio lavoro voglio supportare la comunità che servo. E queste sono cose importanti per superare le barriere e parlare direttamente alla gente. Ringrazio per questa occasione”.

Il comandante parla direttamente agli studenti presenti nella Chiesa madre di Lauro: “Prendetela come un’occasione per dire cose sgradevoli, cose scomode. Prima il sindaco ci ha dato un bell’esempio. Bisogna lasciare il politicamente corretto fuori dalla porta. Bisogna parlare, perchè fenomeni come la criminalità organizzata si combattono parlandone e riconducendo gli stessi a quello che sono: dei tumori, dei cancri, delle anomalie o degli errori.


Possiamo vincere tante battaglie: arrestare soggetti legati al clan, sequestrare la villa del boss, partite di droga. Sono tante battaglie che compongono una guerra. Io non vedrò la vittoria a questa guerra ma la vedrete voi, potrò con i miei uomini, con l’impegno come tutte le forze dell’ordine, vincere qualche battaglia. La guerra la vince la società. La guerra la vince chi estirpa questo cancro dal tessuto sociale, non solo nelle aule giudiziarie, ma nelle scuole. Su questo guardo ad uno dei nostri maestri, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che dagli anni 80 diceva queste cose: la mafia si sconfigge nelle scuole”.

Il comandante ha voluto anche ricordare cosa aveva risposto solo qualche giorno fa ad un ragazzo che si chiedeva quale fosse l’effetto e l’utilità delle iniziative contro la criminalità. Lo ha fatto ricordando la reazione di Matteo Messina Denaro imbottigliato nel traffico lungo l’Autostrada a causa delle commemorazioni per la strage di Capaci: “Avete percepito l’odio nei confronti di chi manifestava per la legalità. Questa scelta toglie il terreno sotto ai piedi della criminalità organizzata. Sottrae  l’humus sul quale cresce. La connessione con il territorio e il suo assoggettamento che determina, oggi,  qui poniamo le premesse per rompere questo vincolo. Il camorrista o il mafioso senza il suo territorio non ha più forza né potere.

Si parlava prima di umanesimo della legalità. Iniziamo a rigettare la prepotenza anche a partire dai bulli”. Il ricordo delle vittime, a partire da Nunziante Scibelli e Francesco Antonio Santaniello, con i ragazzi che hanno letto alla fine della manifestazione i nomi di tutte le vittime di mafia.