FOTO/Presepe vivente a Mercogliano, buona la prima. Nel borgo di Capocastello in scena l’attualità

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La bottega delle stoffe, quella del vasellame, la locanda dove potersi accomodare, riscaldare e mangiare piatti semplici ma gustosi e bere un bicchiere di buon vino. L’arrotino, il fabbro, il pescivendolo, il fruttivendolo e tanti altri mestieri antichi. I pastori, i Magi, San Giuseppe, ma soprattutto lei, la Madonna senza il velo. Una Madonna con in braccio il suo bambino, una donna che alza il capo scoperto, si guarda attorno, guarda negli occhi i passanti, senza il timore di essere arrestata e condannata.

È la Madonna del presepe vivente di Mercogliano, andato in scena ieri, nel giorno di Santo Stefano nel suggestivo borgo di Capocastello, e in programma anche nei giorni 6 e 7 gennaio 2023, sempre dalle 17 alle 21. I vicoli, le vasche un tempo utilizzate per fare il bucato e lavare gli animali, il vecchio mulino, le ripide stradine in pietra, hanno ospitato le botteghe e i personaggi che raccontano la vera semplicità del Natale.

L’antico borgo medievale di Capocastello come una piccola Betlemme. In sottofondo il gorgoglìo dell’acqua sorgiva, e bracieri accesi lungo il percorso. Sembrava di essere calati nei presepi delle nostre case, quelli curati nei particolari. Ma la cura dei dettagli non è la sola cosa ad aver decretato il successo della rappresentazione mercoglianese che ha attirato centinaia di visitatori. Quello allestito ieri, e che sarà replicato nei giorni dell’Epifania, è un presepe vivente tradizionale ma che parla di attualità. Quella che racconta di popoli in guerra, di persone che combattono per i diritti negati, di donne giovanissime ammazzate perché hanno scelto di togliere il velo. Ed è proprio a loro che, in segno di vicinanza e solidarietà, gli organizzatori hanno voluto dedicare la quarta edizione del presepe vivente, accompagnata dall’hashtag #womenlifefreedom.

I ragazzi e le ragazze dell’Oratorio Don Bosco di Mercogliano e il parroco di Capocastello, Don Vitaliano Della Sala, lo avevano raccontato ai nostri microfoni e hanno saputo farlo benissimo anche ieri, attraverso l’allestimento di un percorso narrante vivo ed evocativo. Come ogni anno, quello scelto è un tema che riflette e invita alla riflessione sulla società dei giorni nostri. Che mette nella grotta della natività gli esclusi, gli emarginati, i poveri e, su di loro, accende le luci del Natale. Quelle che fanno ancora sperare in un mondo fatto di uguaglianza e diritti, dove Erode diventa solo parte della scenografia.