L’Aquila: casette in tempi record? Si fece prima in Irpinia

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Avellino – E’ stata presentata quasi come un miracolo la consegna delle casette ai terremotati dell’Aquila. Eppure confrontando i dati con i sismi precedenti, tra cui quello che ventinove anni fa mise in ginocchio la nostra provincia, qualcosa non torna. Il confronto effettuato dal quotidiano La Repubblica nasce da un quesito: “E’ stata messa a frutto tutta l’esperienza accumulata in Italia nella gestione della fase della prima e della seconda emergenza? Naturalmente la comparazione è limitata alla fase attuale dell’emergenza abruzzese e non riguarda la ricostruzione in cemento armato, non ancora iniziata in Abruzzo, mai terminata in Irpinia e Molise. L’emergenza ha due fasi. Una prima, nelle ore immediatamente successive al sisma, e una seconda. Nella prima sono generalmente da considerarsi gli alloggiamenti in tende. Nella seconda la predisposizione di moduli abitativi provvisori: quelli cosiddetti “leggeri” (containers e roulottes) e quelli “pesanti” (casette in legno o in prefabbricato composto). I tempi di realizzazione di questi secondi, nella media nazionale stilata secondo i dati storici (terremoti del Friuli, di Campania e Basilicata, Umbria e Marche e infine Molise), sono di 211 giorni. Una media appunto: dalle prime consegne (in 62 giorni a San Giuliano di Puglia, alle ultime, con il completamento di tutto il piano di reinsediamento abitativo (360 giorni in Irpinia). Nel mezzo la progressiva e graduale sistemazione.
Se dunque – sottolinea La Repubblica – volessimo davvero stilare una classifica dei primi moduli abitativi provvisori consegnati, con caratteristiche e in numero simili a quelli celebrati ad Onna, dovremmo segnalare questo ordine d’arrivo: 1° Molise (San Giuliano di Puglia), 30 moduli a 82 giorni dal sisma; 2° Umbria, 30 moduli a 98 giorni dal sisma; 3° Irpinia, 30 moduli a 105 giorni dal sisma; 4° Abruzzo, 30 moduli a 116 giorni dal sisma.
Ritorniamo per un momento alla prima emergenza, quella della sistemazione immediata degli sfollati. Quel che segue è un raffronto tra il punto più alto dell’efficienza organizzativa (l’Abruzzo) e il punto più basso (l’Irpinia). A L’Aquila sono state assistite circa 73mila persone nella settimana successiva al terremoto tra alberghi e tendopoli allestite. In quelle ore i temporaneamente sfollati (che hanno ricevuto solo cibo e cure) ammontano a più di centomila. Nel 1980 in Irpinia, dove il sisma fu molto più grave per entità del danno e ampiezza geografica, furono assistite 300mila persone circa. Duecentomila persone in tendopoli, ottantamila persone in roulotte, 20.900 persone in 451 alberghi. I temporaneamente sfollati (assistiti con cibo e cure sanitarie) ammontavano a circa 500mila. (Pubblicazione del 18 marzo 1981, depositata alla Camera dei deputati); 90 mila persone hanno trovato riparo in tendopoli entro sette giorni dal sisma (23 novembre – 1 dicembre 1980). Altre 50mila entro 15 giorni dal sisma (5-8 dicembre 1980). Il resto della popolazione entro il 15 dicembre 1980.
Altro capitolo quello dei “costi di reinsediamento”. A L’Aquila l’assistenza completa per le persone ospitate soltanto in tendopoli è costata in sei mesi 114 milioni di euro. A ciò si devono aggiungere i costi in alberghi e in private abitazioni per il resto della popolazione. Proprio in questi giorni la Protezione civile sta rinegoziando con gli albergatori il prezzo del soggiorno (all inclusive) pro-capite: 50 euro a persona. Se questa cifra è esatta, per una famiglia di quattro persone si spendono circa 6mila euro al mese. Il governo ha accettato questi costi e ha impegnato tutte le risorse disponibili (circa 700 milioni di euro) per la realizzazione delle C.a.s.e., abitazioni tecnologicamente avanzate ed ecocompatibili. Il loro completamento, previsto per fine dicembre 2009, permetterà di accogliere circa 4500 famiglie. Il costo a metro quadrato dell’abitazione (sono inclusi i costi di urbanizzazione primaria e secondaria) è di 2400 euro. Si deve ritenere che l’abitazione, sebbene durevole, sia comunque provvisoria perché gli assegnatari sono titolari di un distinto contributo per la ricostruzione in cemento della propria casa distrutta. Ad oggi, però, sono circa tredicimila le famiglie senzatetto. E molte di esse dunque devono essere ancora per molto tempo assistite altrove. In Irpinia, nel luogo dove più bassa è stata la capacità organizzativa e realizzativa, il piano di reinsediamento, aggiornato al 30 giugno 1981 – in tempi dunque analoghi a quelli previsti per L’Aquila – prevedeva la installazione di 13.500 prefabbricati pesanti (simili a quelli consegnati a Onna e che oggi vengono chiamate case) nei 36 comuni del cratere e altri 10mila nei 76 comuni dell’area extraepicentrale. Il costo al metro quadro attualizzato (al netto però delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria che incidono per il 20-30 per cento) è di mille euro. Al 15 novembre 1981, un anno dopo il sisma, il piano di reinsediamento, in ritardo sul cronoprogramma di circa 45 giorni, furono completati e consegnati, su 25586 prefabbricati, 18462 alloggi monoblocco con finanziamenti pubblici. A cui si aggiunsero 2248 prefabbricati donati da enti vari e già consegnati.

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