Un raid punitivo in piena regola con scene da film. Una vendetta da consumarsi in pieno giorno e sotto gli occhi di tutti per essere, molto probabilmente, ancor più efficace. Tre mezzi e cinque persone, forse sei, che si dirigono in fila indiana verso contrada Quattrograna, ad Avellino, per dare una lezione ad Alessio Romagnuolo. Una banda composta da Sebastiano Sperduto, 35enne di Avellino, Yuri Perrino, di 29 anni, di Atripalda, Marco Frasca, 31enne di Mercogliano, Maurizio Di Gaeta, 42enne di Mercogliano e Cristian Saggese, 37enne, di Atripalda. Tutti e cinque devono rispondere di tentato omicidio in concorso, minaccia aggravata, detenzione e porto abusivo di armi o strumenti atti all’offesa.
L’uomo da far “fuori” è, come detto, Alessio Romagnuolo. Il raid avviene la mattina del 19 ottobre dello scorso anno e Romanguolo si salva per un pelo. Ma perché Alessio Romagnuolo doveva pagarla con il sangue?
La lite all’Ultrabeat
Tre giorni prima dell’agguato a contrada Quattrograna, il 16 ottobre, Claudio Ferrante era stato pestato in modo violento da Sebastiano Sperduto presso il locale “Ultrabeat Cafè” di via Cannaviello ad Avellino, oggi chiuso. Sperduto era un abituale cliente, anzi, a quanto pare, collaborava con funzione di vigilanza all’ingresso. Lite che fu anche denunciata dal proprietario del locale.
Pochi minuti dopo il pestaggio, l’auto di Ferrante va ad urtare contro quella del 29enne Yuri Perrino, altro abituale cliente dell’Ultrabeat, parcheggiata proprio lì davanti.
Ferrante in quell’occasione venne trasportato all’ospedale ma rifiutò il ricovero e non disse nulla sulle cause del ferimento. La sera dopo, accompagnato da Romagnuolo, Ferrante irrompe nell’Ultrabeat alla ricerca di Sperduto che, però, non c’è. Voleva sparargli.
Il raid punitivo a Quattrograna
Marco Frasca guida un furgone bianco, un Ducato; il conducente di una Wolkswagen nera Fox è Perrino, Sperduto è seduto dietro, Saggese avanti. Di Gaeta guida una Seat Ibiza bianca, con a bordo un soggetto non identificato. Vanno sotto casa di Romagnuolo armati di spranghe di ferro e mazza da baseball e circondano l’abitazione della vittima. Dal furgone scende Marco Frasca: “Vieni un attimo”, dice rivolto a Romagnuolo e poi lo minaccia: “Uomo di merda io ti devo uccidere”, minacciandolo con una pistola. Inizia a sparargli, uno, due colpi, ad altezza uomo. Vuole ammazzarlo. Romagnuolo si salva perché riesce a fuggire. Secondo la vittima, contro di lui vengono prima esplosi tre colpi di pistola e poi altri sette durante la fuga.
Sul posto, le forze dell’ordine intervenute hanno ritrovato due bossoli per pistola semiautomatica calibro 7,65. Nessuna traccia, però, degli altri colpi. Le indagini dei carabinieri sono state meticolose, sono state condotte con scrupolo dai militari della stazione di Avellino con il supporto tecnico dei colleghi del comando provinciale.
Anche grazie all’ausilio e all’esame delle riprese filmate delle telecamere di sorveglianza installate sul territorio, sono stati individuati i mezzi e poi gli uomini coinvolti. Dopo l’esplosione dei colpi di pistola, Sperduto insegue Romagnuolo.
Il quadro probatorio a carico degli indagati viene definito grave. Romagnuolo doveva essere ucciso, la pistola gli fu puntata in pieno volto. Il gruppo avrebbe agito per uccidere ed affermare la propria supremazia nei confronti di Romagnuolo, reo di aver dichiarato – con altrettanta tracotanza – di voler vendicare nel sangue il ferimento dell’amico Claudio Ferrante.
Nel corso delle perquisizioni a casa dei cinque, è stata ritrovata anche un’arma con munizioni, un taser e dei colpi.
Sebastiano Sperduto, Maurizio Di Gaeta e Yuri Perrino sono tutti e tre difesi dall’avvocato Santamaria, Cristian Saggese dall’avvocato Alfonso Chieffo, Marco Frasca dall’avvocato Claudio Mauriello. L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal gip Paolo Cassano, mentre le indagini sono state coordinate dal Pm Vincenzo Toscano.