Atripalda, parco pubblico. 15 associazioni sul piede di guerra: “Basta motoseghe”

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Le associazioni Amici della Terra – Club dell’Irpinia, Animerranti Aps, Ardea onlus, Asa – Associazione Intercomunale per la Salvaguardia dell’Ambiente -, Asoim onlus – Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale -, Associazione Culturale VII Circoscrizione – Avellino, Associazione Italiana Wilderness – Sezione Hirpus, Associazione Naturalistica Monti Picentini, Associazione Salviamo la Valle del Sabato, Fototrappolaggio Naturalistico Partenio, Gufi – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane, Isde – Associazione Medici per l’Ambiente – Sezione Avellino, Lipu – Lega Italiana Protezione Uccelli – Coordinamento Regionale Campania, MoVimento Verde Irpinia, SOS Natura esprimono ferma condanna “per i massicci tagli nel parco pubblico di San Gregorio – Pineta Sessa di Atripalda”.

Lo fanno con una nota congiunta. Affermano: “In un momento di crisi climatica come questo eliminare d’un colpo centinaia di pini significa essere totalmente fuori dalla realtà. Gli alberi sacrificati non potranno più sequestrare carbonio, con un danno ambientale che eccede i confini della città di Atripalda. Gravi ripercussioni potranno esserci anche sulla fauna selvatica, che ha perso gran parte delle possibilità di rifugio. Allo stesso tempo, si profila una difficoltà di fruizione del bene pubblico per i prossimi decenni, visto il grave pregiudizio arrecato al paesaggio e la drastica riduzione dell’ombreggiamento”.

Le associazioni si chiedono, ad esempio, “come sia possibile conciliare lo sconvolgimento estetico frutto delle operazioni di taglio con il vincolo paesaggistico che sussiste sull’area (D.Lgs. 42/2004). Obiezione non dissimile per il vincolo idrogeologico, dal momento che la scopertura dei suoli potrebbe favorire l’azione erosiva da part e delle acque meteoriche”.

“Al di là di questi aspetti che si auspica possano essere accertati dalle autorità competenti, le associazioni stigmatizzano il comportamento dell’amministrazione comunale, che si trincera dietro la regolarità dell’iter burocratico. È questa innanzitutto una questione di opportunità, di etica e di scelte politiche: il Comune avrebbe potuto scegliere strade diverse, di gran lunga meno impattanti e in linea con il cambio di paradigma imposto dalla crisi climatica”.