Michele De Leo – La meritata vittoria di Torre del Greco rilancia le ambizioni dell’Avellino di Piero Braglia. L’ottima prestazione del Liguori favorisce – a tre giornate dal giro di boa del campionato – la possibilità di fare una riflessione su quello che è stato il cammino dei biancoverdi. Il successo maturato sul campo di una diretta concorrente per le posizioni di altissima classifica è un ulteriore dimostrazione – se ce ne fosse bisogno – che l’Avellino è forte contro le forti. Nelle sette partite giocate contro le squadre che – a 270 minuti dal giro di boa del campionato – occupano le posizioni per l’accesso ai play off, i lupi hanno conquistato ben 13 punti, frutto di tre vittorie (a Torre del Greco e, tra le mura amiche, contro Virtus Francavilla e Taranto) e quattro pareggi (in casa contro il Catanzaro, in trasferta contro Monopoli, Palermo e Catania). Nelle nove gare disputate contro le squadre che, invece, occupano la parte destra della classifica, i lupi hanno conquistato 14 punti, frutto di tre vittorie (in casa contro Paganese e Potenza, in trasferta sul campo del Messina), ben cinque pareggi (al Partenio contro Campobasso, Latina e Picerno, lontano dalle mura amiche a Castellammare ed Andria) e la sconfitta di Viterbo contro il Monterosi Tuscia. Contro le migliori del girone, l’Avellino ha realizzato una media punti superiore a 1,85 a gara mentre, con le squadre che occupano la seconda metà della classifica, la media scende inesorabilmente a poco più di un punto e mezzo a gara. Sarebbe bastato mantenere la stessa media di 1,85 per essere a quota 30 e poter mettere apprensione alla capolista Bari in vista del big match del prossimo turno di campionato. I biancoverdi, però, oltre al match di Viterbo hanno steccato soprattutto le gare del Partenio – Lombardi contro Campobasso, Latina e Picerno. Quest’ultima rappresenta, più di ogni altra, quella che è la vera difficoltà della squadra di Braglia: fare la partita e creare gioco. Nonostante le traverse colpite, infatti, l’Avellino ha faticato – contro un avversario ridotto in dieci – a mettere una pressione continua alla retroguardia avveraaria. L’assenza di un registra, un centrocampista dai piedi buoni che sia ispiratore di gioco è palese e rappresenta uno dei grandi errori del mercato biancoverde. A tre giornate dalla fine del girone di andata si può certamente affermare che all’Avellino sono mancati gli investimenti annunciati (il budget è stato inferiore non alle attese ma agli impegni assunti dalla proprietà) e la capacità di piazzare colpi importanti in un mercato che Di Somma ha steccato. Eppure, a questa squadra sarebbe bastato un Alessio Curcio in più per essere qualche punto dinanzi al Bari e vincere a mani basse un campionato che, nomi delle piazze a parte, è assolutamente mediocre. Nulla, però, è perduto: l’Avellino può giocarsi ad armi pari la partita contro il Bari e, soprattutto, può sistemare la rosa nel corso del prossimo mercato di riparazione. Con tre o quattro buoni colpi, tra i quali sicuramente un regista ed una vera alternativa a Maniero, la cui assenza in alcune gare ha pesato notevolmente, i biancoverdi potrebbero centrare senza troppi affanni il secondo posto e mettere pressione pure alla capolista.
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