“Siamo il grido di tutte le donne senza più voce”

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Sensibilizzare l’uomo alla non violenza e spingere ad amare col solo scopo di essere felice. Con questo intento, i ragazzi della classe 1^ A della Scuola Secondaria di primo grado Plesso di Lapio, in vista della giornata internazionale contro la violenza femminile, hanno voluto dedicare parole in onore di tutte le donne vittime di uomini malvagi, di quelle donne che sono costrette a vivere una vita fatta di umiliazione o di quelle donne la cui vita è stata stroncata dalle mani di un mostro. I ragazzi hanno voluto parlare in difesa di queste giovani vite spezzate fisicamente o psicologicamente.

“Il concetto di violenza sulle donne è molto discusso nelle scuole, soprattutto in occasione della giornata internazionale contro la violenza femminile che ricorre il 25 novembre. Questa manifestazione è molto sentita perché nella nostra società moderna non c’è ancora parità di genere. Esiste, purtroppo, ancora l’uomo maschilista che considera la donna come oggetto di proprietà, come “essere” incapace di pensare, lavorare e di avere una propria vita. Molte donne subiscono infatti abusi, umiliazioni, aggressioni fisiche e psicologiche. Sono sempre più frequenti, nel mondo, gli insulti inerenti al vestiario di una donna o anche solo maltrattamenti causati da gelosia che spingono l’essere femminile a sentirsi inferiore e nei casi più tragici tutto ciò sfocia nell’uccisione”.

“Così siamo sempre più testimoni di omicidi di donne che hanno il diritto di vivere questa vita che ci è stata regalata o testimoni della derisione di una donna che ha il diritto di vivere in piena libertà, una libertà faticosamente conquistata dal genere femminile. Dinanzi a queste forme di violenza non solo la donna vittima tende, quasi sempre, a perdonare l’uomo, ma la stessa società è abituata a voltare lo sguardo altrove, anziché aiutare le vittime a trovare il coraggio di denunciare questi atti di violenza. E’ importante educare e sensibilizzare i giovani di oggi, che saranno i compagni e i mariti di domani”.

“Proprio per tale motivo in classe abbiamo letto “Suad, bruciata viva” che tratta proprio tale argomento: una ragazza vittima della legge degli uomini del suo paese, una ragazza costretta a vivere una vita di privazioni, umiliazioni e violenze, una ragazza che è cresciuta con la convinzione che “nascere donna è una maledizione”. Un testo che ci ha toccato molto nel profondo in quanto ci ha fatto rivivere il malessere di queste donne vittime, aprendoci gli occhi su come, nel mondo musulmano le donne siano private di tutto ma, anche nel nostro mondo occidentale, le forme di maltrattamento sono abituali e poco denunciate. Ed è così che vorremmo dare voce a tutte quelle donne che sono state costrette ad abbassare la testa o sono state spinte a considerarsi inferiori e magari, con semplici parole scritte, spingere, chiunque sia ancora vittima, a non permettere mai a nessuno di poter avere il controllo sulla propria persona”.