Addio Us Avellino. Il grido dei tifosi: “La storia finisce oggi”

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Tra lacrime, dolore e rabbia si è giunti alla fine: addio 1912, addio vecchio lupo! “La storia finisce oggi”. Categorici e decisi, è questo il concetto espresso dai tifosi che hanno assistito alle ultime ore di vita dell’Us Avellino. Non la vogliono un’altra squadra, non vogliono che quei 97 anni di passione vengano rimpiazzati da una nuova società, da un biancoverde sbiadito che parta dai meandri del calcio. Nessuno vuole far rinascere il gioco del pallone sulle ceneri della vecchia società .

Come dire ‘vigileremo su chiunque proverà a creare un’imitazione che mai rappresenterà il popolo d’Irpinia’.
“Chiudete il Partenio, fate un Parco Giochi per i nostri figli”: è il grido che si alza dagli appassionati accorsi al Comune per ascoltare la versione del sindaco e del fido Biazzo. No alla costituzione di un nuovo club, il calcio non deve ripartire. Messaggio chiaro da parte di quanti con dolore hanno assistito alla morte di quel ‘sentimento’ che è stato motivo d’orgoglio e vanto nel corso degli anni d’oro e dei periodi bui.

Non sono mancati gli attacchi alla politica, ‘rea’, secondo i supporter, di aver fatto meno di quello che si potesse fare per recuperare una situazione resa difficile dall’ultima gestione societaria. Di essersi mossa, a dire del popolo, “colpevolmente” in ritardo. Le accuse più forti all’Assessore Biazzo definito non figlio di questa terra.

Si stacca la spina, finisce l’agonia di quel lupo ferito che Pugliese ha portato al capolinea. Dopo cinque anni sotto la gestione del frigentino, la corsa finisce nel modo peggiore. A tre anni dal centenario, scompare ‘la ragazza’ di quanti nel corso degli anni hanno riempito le gradinate del Partenio. L’Avellino non c’è più e non è solo un incubo. È finita. In tanti stentano ancora a crederci, una città di 60.000 persone, una provincia di 440mila abitanti, defraudata di un bene indescrivibile, che subisce una pugnalata nel cuore.
Nemmeno la più grande umiliazione sul campo avrebbe fatto così male: un boccone indigeribile.
“Questa conferenza serve a fare chiarezza – afferma il Sindaco Galassonoi abbiamo fatto il massimo per risolvere il problema Avellino e iscrivere la squadra al torneo. In questo mese si sono rincorse tante voci. Ringrazio Biazzo per l’impegno profuso. Purtroppo, l’epilogo è triste. La conclusione è quella che nessuno avrebbe mai voluto, ieri sera ci è stata tolta l’ultima speranza, non abbiamo trovato sponsor o persone pronte a concretizzare per salvare il club e farlo restare tra i professionisti. Bisognerà ripartire dalla serie D”. Secondo quanto affermato dal primo cittadino l’operazione salvataggio era iniziata da tempo: “Mesi fa abbiamo avviato contatti, iniziato la nostra opera in silenzio, mantenendo lo stretto riserbo sui nomi. Ci sono state sbattute tante porte in faccia ma abbiamo deciso di andare avanti lo stesso. Poi c’è stata una fase in cui si sono presentati alcuni imprenditori, in seguito uno di loro è venuto meno”. Galasso ritiene di aver fatto il massimo nel corso della sua gestione per conservare questo bene comune: “Abbiamo aiutato la squadra con tutte le nostre armi, facendo i lavori allo stadio e senza far firmare una convenzione per l’utilizzo. Con la mia firma, di volta in volta, mi sono assunto ogni responsabilità. Stanotte ho ripercorso tutte le tappe della storia, ho ricordato i ‘vecchi’ giocatori del piazza d’armi. Erano tempi in cui anche i detenuti tifavano Avellino”. Infine, nel corso della mattinata, l’ultimo disperato tentativo con Pugliese: “L’ho richiamato e mi ha confermato la sua decisione. Non era facile trovare qualcuno che la rilevasse, perché chi doveva subentrare non solo si sarebbe fatto carico dell’iscrizione, ma anche della notevole massa debitoria. Mi sentivo in dovere di raccontare come erano andate le cose”. Pronti a ricominciare a far rivivere l’Avellino, una rinascita che di sicuro non piace a nassuno: “Adesso siamo in attesa dell’esclusione ufficiale ed inizieremo a lavorare per l’avvenire. Il margine di tempo è poco anche per iscrivere la squadra in D. Ora è compito del sindaco individuare la persona giusta per far sì che la ‘storia continui’. È necessario che si faccia una scelta giusta per ottenere una adeguata programmazione sportiva ed economica. Contiamo nell’anno del centenario di riportare l’Avellino in serie B. Questo è il nostro augurio. L’amarezza è tanta, dovrei gioire invece avrei barattato la mia soddisfazione personale con la permanenza della squadra in C”.

Tanti i paragoni che tuttavia non hanno trovato l’approvazione dei presenti: “I colori biancoverdi sono tali a prescindere dalla categoria. Dobbiamo ricompattarci, prendere spunto da Napoli, tornare in alto tutti insieme”. Gli fa eco l’assessore Biazzo: “Quando ho iniziato a lavorare ho trovato davanti a me un muro di gomma, ho contattato 15-16 persone, ma ho trovato solo tanta indifferenza. Ho visto tanta diffidenza intorno alla società. Avellino non è più la squadra simpatica, la seconda compagine di tutti, come quando stavamo in A. Mi sono incontrato quattro volte con Pugliese, tre in presenza di un testimone. Bisognava trovare un punto di incontro tra offerta e domanda”. Intralcio nell’opera di recupero: “Mentre si svolgeva la trattativa sono avvenute delle turbative che si potevano evitare. Comunicati da parte della società che mi hanno delegittimato. De Vizia ci ha dato la massima disponibilità, si è incontrato a Napoli con altri industriali, nel primo pomeriggio poi ha letto il comunicato ed ha detto che non c’erano gli estremi. Noi avevamo proposto anche una sponsorizzazione quinquennale così da garantire l’iscrizione al torneo e discutere sulle future quote azionarie”.

Ci sarà un nuovo Avellino ma, attaccandosi al condivisibile ragionamento dei tifosi, non sarà la stessa cosa. (di Sabino Giannattasio)

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