Solofra, il caso di una classe della scuola “Guarini” con solo 8 bambini in presenza

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La scuola è l’istituto comprensivo statale “Francesco Guarini” di Solofra, plesso Casa Papa, la classe è la Quinta A della Primaria. Il 6 maggio scorso l’avvocato Antonio Rapolla chiede, mediante una lettera, dei chiarimenti alla dirigenza, in qualità di padre di una bimba che frequenta l’istituto della città conciaria.

“A seguito della ripresa dell’attività didattica – scrive Rapolla – nella classe di mia figlia risultano frequentare in presenza 8 bambini a fronte dei complessivi 24, giacchè ben 16 hanno ricevuto l’autorizzazione a
seguire le lezioni in modalità DAD, si presume, per situazioni di fragilità accertata e certificata. Ebbene tale situazione sta creando gravi disagi allo svolgimento dell’attività didattica in presenza, in virtù di quanto riferitomi da mia figlia, a causa di problematiche tecniche, che determinano rallentamenti nello svolgimento delle attività, nonché legate alla differenziazione dell’orario delle lezioni (previste, per la DAD dalle ore 8,45 con pausa di 15 minuti/ora) che dunque non consente uno svolgimento proficuo, oltreché sereno per i bambini in presenza, situazione di certo non imputabile alle insegnanti che si prodigano al meglio”.

“A questo punto – scrive ancora Rapolla – ritengo doveroso da parte del Dirigente Scolastico, nonché del Sindaco di Solofra e della competente
ASL, di eseguire verifiche in ordine alle motivazioni fornite al fine di accedere alla DAD ovvero di emettere un provvedimento che disponga l’obbligo della frequenza scolastica in presenza o autorizzi la DAD per tutti i bambini”.

Il dirigente scolastico, professore Salvatore Morriale, risponde alla missiva di Rapolla. Spiega che l’autorizzazione a “seguire le lezioni mediante DaD è stata concessa per situazioni di fragilità certificata, propria o di parenti conviventi, con documentazione presente agli atti della scuola”. La replica del dirigente è lunga e dettaglia e si esplica in otto punti.

Morriale, tra le altre cose, scrive: “La differenziazione di orari di pochi minuti tra l’inizio della didattica in presenza e quella a distanza è necessaria per consentire alle insegnanti di accogliere gli studenti ai vari ingressi dell’edificio e poi operare il trasferimento in classe, ragion per cui, anche nell’ordinarietà, l’inizio delle lezioni ben difficilmente coincide con l’orario di ingresso; nelle ore successive lo sfasamento è dovuto, invece, come Lei certamente saprà, alla necessità di consentire il necessario distacco degli allievi dal terminale video per operare il dovuto riposo”.

Ed ancora: “Se la sua figliola si rifiuta di andare a scuola questo non può essere certamente addebitato allo scrivente che ha cercato in tutti questi mesi non di dare una “parvenza di normalità” ma si è impegnato nell’azione di realizzare un effettivo senso di continuità alla scuola mediante un’articolazione oraria che ha ridotto al minimo la didattica asincrona a favore di un maggior impiego di quella sincrona per non scaricare sulle famiglie un compito che compete agli insegnanti. E la quasi totalità dei genitori me ne ha dato atto”.

La controreplica non tarda ad arrivare. Nella risposta del dirigente Rapolla rileva “una chiara ironia che, sinceramente, ritengo fuori luogo”. “Resto basito dal tono della sua missiva”, scrive ancora Rapolla. A conclusione della lettera, il genitore preannuncia di inoltrare il testo contenuto in essa anche ai carabinieri di Solofra con relativa denuncia.