Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, all’esito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli – Terza Sezione criminalità economica ed informatica, ha eseguito, tra le regioni Campania, Lazio, Molise e Lombardia, un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente di beni del valore di circa 16 milioni di euro.
La misura cautelare patrimoniale è stata adottata dal GIP del Tribunale di Napoli al termine di un’attività investigativa nel settore del commercio di prodotti tecnologici ed informatici, che ha portato il 1° Nucleo Operativo Metropolitano al sequestro di disponibilità finanziarie presenti su conti correnti, beni immobili, automezzi, quote e partecipazioni societarie, considerati profitto illecito della frode fiscale.
Gli accertamenti di natura economico-finanziaria hanno preso il via dall’approfondimento di una richiesta di mutua assistenza amministrativa in materia fiscale pervenuta dall’Organo collaterale olandese, tramite il Comando Generale, ed hanno documentato l’esistenza di un sodalizio criminale che ha ideato una frode nel settore della compravendita di prodotti informatici ed elettronici mediante la creazione e l’interposizione fittizia di società cartiere, finalizzata all’evasione dell’imposta sul valore aggiunto nazionale e comunitaria, secondo il notorio meccanismo delle “frodi carosello”.
Nello specifico, gli acquisti intracomunitari sono stati effettuati da fornitori con sede in Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Estonia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna ed Ungheria.
Complessivamente, sono stati denunciati 19 soggetti responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata all’emissione e all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ed omessa dichiarazione.
Sedici le società che hanno preso parte alla maxi evasione fiscale, avente come protagonisti indiscussi un imprenditore e un commercialista partenopei, che risultano avere creato dal 2015 al 2018 un giro di fatture per operazioni inesistenti, in emissione ed utilizzo, per un ammontare superiore ai 200 milioni di euro.
Infine, dalle indagini è emerso come il libero professionista promotore della frode carosello si dedicasse anche alle indebite compensazioni di crediti inesistenti, che ammontavano a circa mezzo milione di euro e venivano effettuate attraverso modelli di pagamento F24 presentati direttamente in banca oppure utilizzando i servizi di home banking.