Palermo calcio, operazione “Tempi supplementari”: arrestati i fratelli Tuttolomondo, accusati di bancarotta

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Su delega della locale Procura della Repubblica, i finanzieri del Comando Provinciale di Palermo e del Nucleo Speciale Polizia Valutaria di Roma hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale del capoluogo nei confronti di 5 persone.

I fratelli Tuttolomondo Salvatore e Tuttolomondo Walter, destinatari di custodia cautelare in carcere; Bergamo Roberto, Gabriele Tiziano e Atria Antonio, sottoposti alla misura dell’obbligo giornaliero di presentazione alla polizia giudiziaria e alla misura interdittiva del divieto di esercitare imprese, uffici direttivi di persone giuridiche o professioni per la durata di un anno, procedendo, contestualmente, al sequestro preventivo della somma di 1.395.129,31 euro.

Agli indagati vengono contestati a vario titolo i reati di bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio e reimpiego, reati di falso e di ostacolo alle funzioni di vigilanza della Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistico della Federazione Italiana Giuoco Calcio.

Le indagini condotte dagli investigatori del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela Mercato Capitali – e dal III Gruppo del Nucleo Speciale Polizia Valutaria, seguite da un pool di Sostituti coordinati dal Procuratore Aggiunto Salvatore de Luca, prendono le mosse dalla cessione delle quote della US Città di Palermo effettuata nel corso del 2019 al prezzo di soli 10 euro a favore della SPORTING NETWORK s.r.l., società controllata dalla ARKUS NETWORK s.r.l., riconducibile ai fratelli Tuttolomondo.

A carico dei 2 fratelli, come ricostruito grazie a intercettazioni telefoniche, accertamenti bancari e analisi di documenti, sono emersi gravi indizi circa la commissione di reati nel corso dell’acquisizione e della successiva gestione della predetta società calcistica.

Le indagini hanno consentito di appurare come i principali indagati, avvalendosi della collaborazione di professionisti e di ulteriori soggetti di fiducia, abbiano saldato debiti fiscali mediante utilizzo in compensazione di crediti fiscali inesistenti, per 1,4 milioni di euro.