Coronavirus: e se ci fosse l’antidoto irpino? Scopriamolo con Gianni Romeo

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Maurizio de Ruggiero –Ci ha cambiati. Mutati. Devastati. Eppure siamo ancora qui, in attesa di risposte e affamati di certezze (possibilmente positive). Sono stati mesi drammatici quelli che abbiamo vissuto, ma con l’attenuazione del lockdown e il graduale ritorno alla quotidianità, come possiamo trasformare una condizione agghiacciante in una ghiotta opportunità? Lo chiediamo a Gianni Romeo, Commercialista e Consigliere dell’Ordine di Avellino. Gli ultimi due mesi ci restituiscono la consapevolezza che il popolo italiano (ed Irpino), quando è chiamato a rispondere alle difficoltà, sa gettare il cuore oltre l’ostacolo. Al momento, al di là delle stupide rivalità di quartiere tra settentrionali e meridionali, siamo riusciti ad arginare lo spauracchio del virus; ora, però, abbiamo il dovere morale di testare la nostra capacità a contenere l’accelerazione della “mutazione antropologica” che il COVID19 ha ineluttabilmente favorito

 

A cosa si riferisce quando parla di accelerazione della mutazione antropologica? 

 

«Mi spiego con un esempio concreto. Il web rappresentava una grande risorsa sul piano sociale, amministrativo ed economico, già prima dell’emergenza COVID; tuttavia, in Italia, per motivi soprattutto culturali, il suo utilizzo diffuso aveva da sempre incontrato resistenze ideologiche. Alle nostre latitudini, poi, la necessità del “contatto” era, dai più considerata pressoché imprescindibile e chi, per esigenza o obbligo, era costretto all’uso dei canali telematici, aveva talvolta un approccio reticente e quasi sospettoso.

Questa breve ma interminabile contingenza, ci ha catapultato in un mondo diverso da quello in cui ci muovevamo con disinvoltura. L’impossibilità di vivere la nostra quotidianità ci ha spinti, giocoforza, verso l’utilizzo intensivo di strumenti informatici che ci hanno permesso di accorciare le distanze o quantomeno ce ne hanno dato la sensazione, mutando il nostro approccio al contesto.

Ora più che mai però, chi, per scelta e per delega, ha l’onore di immaginare il futuro della comunità, deve evitare di anteporre la cura del proprio orticello all’interesse generale. Sarebbe auspicabile che tutti profondessimo le energie nella costruzione di un futuro migliore per tutti, perché è questo deve fare chi governa ed è questo che adesso urge più che mai alla comunità»

 

Si spieghi meglio…

 

«Finora sono state poste in essere attività tese a limitare al massimo le problematiche connaturate al virus ma sarebbe, tuttavia, auspicabile una riorganizzazione strutturale della comunità e della sua economia. Questo processo virtuoso non può essere affidato alla libera interpretazione dei singoli visionari o, ancora peggio, all’improvvisazione di insipienti figuranti»

 

Da Commercialista e arguto osservatore, ci illustri il suo punto di vista, allora…

«Bisogna approfittare subito delle opportunità utili e positive che questo nuovo e intensificatoapproccio al digitale ha generato, per fronteggiare e risolvere in maniera moderna ed efficace i limiti finora manifestati dalla Pubblica Amministrazione»

 

In che modo e con quali strumenti?

 

«Implementando l’uso della firma digitale e delle autocertificazioni a tutti i livelli sociali, principalmente nei rapporti con la Pubblica Amministrazione. Immaginate se ogni cittadino avesse potuto, attraverso l’uso di una App, inoltrare direttamente la richiesta dell’indennità all’INPS utilizzando il proprio smartphone per entrare in un modello di domanda autocertificata con pochi ed essenziali dati da inserire, validati poi con un codice personale. I mezzi, ripeto, esistono, è difficile trovare oggi uno che non possegga uno smartphone. Tuttavia questi condensati di tecnologia, estremamente intuitivi nell’uso, sono un po’ come potenti auto che hanno bisogno di strade veloci per poter dare il meglio di sé e sconcertante è che le piattaforme che offrono servizi di “svago” queste autostrade le hanno e le offrono già in modo pericolosamente affabulatorio. Non possiamo dire lo stesso di strutture pubbliche come l’INPS, invece»

 

Che futuro immagina nel breve periodo per le partite IVA? La situazione, al momento, è terrificante. E prima del COVID le cose non è che andassero benissimo…

 

«Bisogna intervenire con investimenti pubblici concreti e soprattutto immediati sull’Agenda Digitale. Agevolare da subito la costruzione e l’uso di piattaforme che permettano alle imprese ed ai professionisti di interfacciarsi con il mercato anche al di fuori delle mura della propria attività. Chi governa ha il dovere di aiutare chi, anche dopo il lockdown, si ritroverà con negozi, botteghe e studi vuoti. Gli imprenditori e i professionisti devono essere aiutati il prima possibile ad intercettare un mercato sempre più riluttante ad attraversare fisicamente l’uscio delle loro attività. Chi governa non può e non deve continuare a trastullarsi tra progetti e buone intenzioni che restano a macerare sulla carta, mentre il mondo, intanto, corre veloce. Non possiamo aspettare che siano i vari Bezosad offrire soluzioni decidendone poi il prezzo con modalità oligarchiche»

 

Questi mesi di distanziamento sociale, al di là dell’aspetto meramente economico, hanno anche favorito uno svilimento dei rapporti interpersonali. Come pensa si possa invertire il trend? 

 

«È necessario riconnettere il tessuto sociale dando alla gente la netta sensazione che stia ritornando a vivere. Non sarà facile tornare alla normalità se si obbligheranno le persone ad isolarsi nelle proprie case, se l’alternativa sarà quella di frequentare, ad esempio, tristi pizzerie semivuote con quattro tavoli dislocati nei quattro punti cardinali. Ci sono categorie come i ristoratori, che hanno anche una funzione sociale di aggregazione, ma hanno bisogno di più tempo e più aiuti per riorganizzarsi ed offrire luoghi confortevoli. Si approfitti allora dell’incombente estate e si aprano le piazze e le strade alla convivialità, pur nel rispetto delle distanze di sicurezza. L’impatto emotivo sarà sicuramente positivo e sappiamo bene quanto necessitiamo di emozioni positive in questo periodo. Nella nostra bella Irpinia, terra di accoglienza e grandi risorse enogastronomiche, potremmo attivare concrete sinergie tra i vari attori locali e la Regione: immagino, ad esempio, una riprogrammazione dei fondi POC (quelli, per intenderci, della rigenerazione urbana e delle politiche per il turismo e la cultura e finora spesso utilizzati più per finanziare sagre di dubbio successo che per il loro nobile fine)»

 

Continui… 

 

«Si potrebbe reinterpretare il concetto di promozione dei nostri luoghi e delle nostre risorse enogastronomiche, turistiche e culturali, riuscendo, al contempo, ad aiutare una delle categorie più colpite da questa crisi. Quindi, non solo agevolazioni per i fitti e abbattimento della TARI e della TOSAP, ma la possibilità di offrirsi all’esterno per tutta l’estate.

Le piazze e i centri storici dei nostri paesi e della nostra città vissuti in una maniera diversa, non più un mordi e fuggi nell’indistinto della folla, ma un uso slow che apra spazi anche al coinvolgimento culturale e della conoscenza del contesto, con attività di promozione poste in essere  dai tanti attori che pure abbiamo sul territorio, ma che in una settimana di “sagra” vengono fagocitati a morsi in un tutt’uno con panini e salsicce per poi ripiombare in un desolante deserto per tutto il resto dell’anno.

Delle vere e proprie isole di convivialità e cultura per tutta l’estate con un reale impatto sulla vitalità di questi luoghi che diventerebbero così veri e stabili attrattori.

Ecco, questa potrebbe essere un’idea che, con una sola azione ben progettata e coordinata, favorirebbe il ritorno alla socialità; darebbe un nuovo e concreto impulso alla promozione del territorio; salverebbe tanti piccoli imprenditori della nostra provincia dalla sicura chiusura nei prossimi mesi.

Di questo abbiamo bisogno, di progetti che abbiano una visione globale e organica del futuro e che permettano a tutti di essere protagonisti»

 

Grazie, Dottor Romeo

 

«A Lei»

 

 

di Maurizio de Ruggiero