FOTO E VIDEO / La trincea del supermercato. “Leggo la paura negli occhi delle nostre cassiere. Ma non hanno saltato un giorno di lavoro”

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Alfredo Picariello – Titty è dolce e simpatica. E molto disponibile. Fa la cassiera. E’ lei che ci accompagna nel breve “viaggio” nel Conad di Avellino. Un “viaggio” che ci fa vedere, dall’interno, un supermercato ai tempi del coronavirus. Che ci fa scoprire come, nel giro di un mese, tutto sia cambiato. Le regole, ora, sono più rigide, come è giusto che sia. Prima di entrare, bisogna disinfettarsi le mani. E mantenere le giuste distanze. Inoltre, non bisognrebbe fare la spesa tutti i giorni.

Usiamo il condizionale ed il perché ce lo spiega Mariangela, uno degli “eroi” quotidiani di questa difficile battaglia che vede in prima linea ed esposti ai rischi anche loro, gli addetti dei supemercati. “Purtoppo ci sono persone che vengono tutti i giorni, invece di una volta alla settimana, e vengono anche per un solo chilo di pane, un solo chilo di latte. E sono sempre le stesse persone”, ci dice Mariangela il cui volto – come tutti gli altri dipendenti – è coperto da visiera e mascherina. Mariangela fa parte dell’enorme schiera dei dipendenti dei supermercati italiani in prima linea. E’ nella gestione del box informazioni.

“Siamo pieni di ansia quando siamo al lavoro. Il nostro direttore ci ha messo nelle condizioni ottimali per lavorare ma, putroppo, ci sono ancora tante persone che non rispettano le regole. Non rispettano le distanze oppure non vengono da soli”. Titty ci offre un caffè. La macchinetta ancora c’è, ma è stata spostata, debitamente occultata, perché la gente andava lì scambiando il Conad per un bar.

Alla fine di questo “incubo”, addetti e addette potrebbero scrivere un libro sugli aneddoti – e relativi comportamenti non consoni – da Covid-19. Potrebbero citare, ad esempio, quei fidanzati che “usano” il supermercato per incontrarsi.

“I nostri dipendenti hanno paura, lo si legge nei loro occhi”, spiega Nicola Paradiso, direttore del Conad della Variante. “Voglio fare un plauso a tutti ma, soprattutto, alle nostre cassiere. Non sono mancate un giorno, hanno figli piccoli, lavorano con la paura addosso, ma lo fanno”. “Sono encomiabili”, aggiunge con un groppo in gola. Quel groppo che ci rende ancora umani e chi fa credere che, forse, il coronavirus potrebbe anche lasciarci un mondo migliore.