di Andrea Fantucchio – Processo a Salvatore Cava, figlio del boss Biagio, e ad altre cinque persone. Questa mattina si è celebrata l’udienza di fronte al collegio giudicante, presieduto dal magistrato Sonia Matarazzo (a latere Pierpaolo Calabrese e Gennaro Lezzi).
E’ stato ascoltato il proprietario del negozio di elettronica dove Salvatore Cava, il cugino Florio Galeotalanza e il collaboratore di giustizia, Aniello Acunzo, avrebbero acquistato oggetti di elettronici senza pagare per un valore di settimila euro.
Una deposizione, segnata da diversi “Non so” e “Non ricordo”, che hanno indispettito il pm dell’antimafia, Antonio D’Alessio, che ha coordinato alcune indagini sulla camorra in provincia di Avellino.
“Sono venute nel suo negozio – ha chiesto il Pm – e hanno acquistato merce per 7mila euro senza pagarla. Lo ricorda?”.
“Pagavano, all’inizio, poi non lo hanno fatto più”. Risposto il testimone. E – nel verbale redatto dalla Squadra Mobile di Avellino – l’imprenditore ha aggiunto, di non aver preteso i soldi, perché conosceva la caratura dei tre imputati. Il teste ha anche detto di aver contratto un prestito da diecimila euro con Aniello Acunzo.
“Non l’ho mai restituito e sono stato minacciato per questo”. Aveva aggiunto agli investigatori.