Alfredo Picariello – L’aria è calda ed il cielo è terso proprio come quel maledetto venerdì 13. Ma, a differenza di due settimane fa, invece della minacciosa nube nera, dall’Ics di Pianodardine parte la voglia di riscatto di un’intera città e di buona parte della provincia di Avellino. Il fuoco delle fiaccole della staffetta della vita, è il simbolo della rinascita. E non è un caso che il primo ad accenderla, davanti la fabbrica andata in fiamme, alle 16.19 in punto, sia un addetto della Ics. Perchè non c’è nessuna contrapposizione tra lavoro e tutela dell’ambiente. Operai, associazioni ambientaliste, sindacati, cittadini, movimenti, oggi più che mai hanno un obiettivo comune: coniugare il lavoro al rispetto dell’ambiente.
“Noi non siamo contro il lavoro, non lo siamo mai stati”, afferma Franco Mazza, il principale organizzatore della manifestazione. “Siamo al fianco dei lavoratori della Ics come a quelli della Novolegno. Tutti insieme dobbiamo tutelare la Valle del Sabato, troppe volte martoriata. Ci stanno a cuore le questioni del lavoro. Vanno conciliate però con il rispetto della salute, della vita. Nella Valle del Sabato vanno insediate produzioni eco-compatibili”.
Giovanni Maffeo, operaio Ics, accende la prima fiaccola insieme al sindaco di Avellino e al dottore Mazza. “Lo sappiamo bene che l’incendio della nostra azienda ha provocato danni alla città”, dice. “Ma l’azienda l’incendio lo ha subito. Vogliamo comunque fare ora qualcosa noi per Avellino. La proprietà si è detta pronta alla bonifica del sito. Noi speriamo di riportare la produzione qui a Pianodardine, così da poter dare lavoro in futuro a chi verrà dopo di noi”.
Quella fiaccola che passa di mano in mano è il simbolo di una città unita, di una provincia che ha voglia di lottare insieme. Da Giovanni passa all’imprenditore Ranucci. Poi, è la volta di Ciro Picariello, viticoltore, proprietario di una nota cantina a Summonte. “Anche se il rogo dell’Ics non ha toccato la mia azienda – afferma – ho sentito il dovere di essere qui, oggi. Così non si può andare avanti, questa manifestazione è importante, perché serve a sensibilizzare i cittadini ma, soprattutto, le istituzioni. Sono loro a dover dare agli imprenditori la possibilità di poter riconvertire le loro aziende. C’è troppa burocrazia, da soli non ce la fanno”.
Pasquale Surriento è un sindacalista, ex operaio Novolegno. “E’ vero, bisogna lavorare, ma anche salvaguardare l’ambiente. Quello che è successo all’Ics deve essere da monito per tutti noi. Dobbiamo tutelare la vita dei nostri figli”. La fiaccola continua a passare di mano in mano, in questo percorso che da Pianodardine porta ad Avellino, passando davanti l’ex Isochimica, la Ferrovia, per via Tedesco, dinanzi il Castello, la Dogana, per finire in Piazza Libertà. Passa nelle mani di Rosa De Luca, scout, di Dimitri, dello studente Emanuele Oliva, di Tina, Luigi Coviello, Ottavio Giordano ed altri.
Nei pressi della Dogana, la prendono in consegna i bambini. Loro, il nostro futuro, che la conducono fino alla Piazza, passando per via Nappi. In Piazza c’è un palco e ci sono circa 300 persone. La città, forse, è ancora troppo tiepida verso questo tipo di problemi. Ma è un inizio, un inizio importante. Il dottore Mazza prova di nuovo a scuotere tutti – in quello slargo dove ci sono anche il sindaco di Atripalda, l’ex sindaco di Avellino Ciampi, i consiglieri comunali Cipriano e Russo, Don Vitaliano della Sala, il sindaco di Santa Paolina, Franco Fiordellisi, segretario della Cgil, il delegato del Coni provinciale, Giuseppe Saviano – affermando: “L’indifferenza ha fatto tanti danni, brucia più del fuoco. Ha fatto danni enormi, basti pensare allo schifo dell’Isochimica”.